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Sapete che cos’è la “buona morte”? Ce lo spiega Papa Francesco

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M. MIGLIORATO | CPP |

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/10/18

E' un esercizio che simula il momento del trapasso, quando il corpo viene meno. "In quell'istante vorrei la Madonna vicina", rivela Bergoglio

Papa Francesco spiega la “buona morte”. E lo fa nel libro “Ave Maria” (Rizzoli) che riprende la serie di interviste rilasciate su Tv2000 a Don Marco Pozza – curatore della pubblicazione – ispirate alla preghiera mariana.

In cosa consiste

Papa Francesco ha detto di aver fatto l’esercizio della “buona morte” e ha raccontato in cosa consiste. In pratica si “simula” il momento del trapasso, quando si sente il corpo venir ormai meno. In quell’istante si stimolava questo esercizio:

«Si cominciava a chiedere pietà al Signore, ma c’era proprio la descrizione del momento della morte. Quando incomincia il sudore: “Gesù misericordioso, abbi pietà di noi..”. Quando manca il respiro: “Gesù misericordioso, abbi pietà di noi…”. Era tutto un po’ tetro. Ma si usava così a quel tempo, era realistico».




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San Domenico Savio

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San Domenico Savio – quando siete trattati ingiustamenteMorì di malattia a 14 anni ed è santo patrono di chi è accusato ingiustamente per aver imitato Gesù, che rimase in silenzio quando venne accusato in modo ingiusto.

Il significato della “buona morte”, evidenzia il Papa, consisteva nell’ «abituarsi al fatto di dover morire. C’era anche un esercizio spirituale: pensare alla propria morte. Fare quell’esercizio durante la giornata, per sottolinearne la normalità. Ci raccontavano di san Domenico Savio, a cui, mentre giocava coi compagni, avevano chiesto: “Se in questo momento il Signore ti dicesse che stai per morire, cosa faresti?”. “Mah, continuerei a giocare» aveva risposto lui. Per un santo, la morte è così naturale da non modificare per niente la normalità della vita».




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Non “sorella” ma “atto di giustizia finale”

Papa Francesco ha anche ammesso di avere un desiderio. Un domani, quando sarà prossimo a lasciare la vita terrena, vorrebbe che Maria «mi stia vicina e mi dia pace».

«Riuscire a chiamarla sorella, come Francesco d’Assisi?», gli ha chiesto Don Marco Pozza. E Francesco ha risposto così:

«È un’espressione che a me non dice molto. Certo, fa parte della mia cultura, Francesco è geniale, ma non chiamerei “sorella” la morte. Mi piace pensare alla morte come all’atto di giustizia finale. La morte è così da un lato il salario del peccato, ma dall’altro apre la porta alla redenzione. Convivere con la morte non fa parte della mia cultura, ma ognuno di noi ha la propria».


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“Sarà una grazia”

In un’udienza a piazza San Pietro (novembre 2017) si era espresso ancora una volta “positivamente” sulla morte.

Di fronte alla morte, aveva detto, dobbiamo comprendere che «per chi crede» è una «porta che si spalanca completamente». Per chi dubita, invece, essa è uno «spiraglio di luce» che filtra da un uscio non chiuso «del tutto». Comunque, per tutti, «sarà una grazia, quando questa luce ci illuminerà».

“In quel momento Gesù verrà da noi”

«Ognuno di noi pensi alla propria morte e si immagini quel momento che – aveva spiegato il Papa – avverrà, quando Gesù ci prenderà per mano e ci dirà: “Vieni, vieni con me, alzati”. Lì finirà la speranza e sarà la realtà, la realtà della vita. Pensate bene: Gesù stesso verrà a ognuno di noi e ci prenderà per mano, con la sua tenerezza, la sua mitezza, il suo amore. E ognuno ripeta nel suo cuore la parola di Gesù: “Alzati, vieni. Alzati, vieni. Alzati, risorgi!”».

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