«Oggi abbiamo la gioia di avere con noi una persona che desidero presentarvi. È Suor Maria Concetta Esu, della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Genoni» (provincia di Oristano ndr).
Sono le parole, a sorpresa, di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì 27 marzo.
«Perché faccio questo? – ha quindi proseguito il Pontefice – Suor Maria Concetta ha 85 anni, e da quasi 60 è missionaria in Africa, dove svolge il suo servizio di ostetrica. Io l’ho conosciuta a Bangui (capitale della Repubblica Centrafricana ndr), quando sono andato ad aprire il Giubileo della Misericordia. Là lei mi ha raccontato che nella sua vita ha aiutato a nascere circa tremila bambini. Che meraviglia!» (Unione Sarda, 27 marzo).
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A Roma dalle sue Sorelle
In questi giorni la religiosa è venuta a Roma per un incontro con le sue sorelle, e oggi è venuta all’udienza in Piazza San Pietro con la sua Superiora. «Allora – ha detto Bergoglio – ho pensato di approfittare di questa occasione per darle un segno di riconoscenza e dirle un grande grazie per la sua testimonianza!» (Aci Stampa, 27 marzo).
La consegna dell’onorificenza
«Cara sorella, a nome mio e della Chiesa, ti offro questa onorificenza», l’omaggio del Papa: «È un segno del nostro affetto e del nostro ‘grazie’ per tutto il lavoro che hai fatto in mezzo alle sorelle e ai fratelli africani, al servizio della vita, dei bambini, delle mamme, delle famiglie».
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“Bruciate la vita seminando la Parola di Dio”
«Con questo gesto dedicato a te – ha aggiunto Papa Francesco – intendo esprimere la mia riconoscenza anche a tutti i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiosi e laici, che spargono i semi del Regno di Dio in ogni parte del mondo. Il vostro lavoro è grande. Voi ‘bruciate’ la vita seminando la Parola di Dio con la vostra testimonianza… E in questo mondo voi non fate notizia, voi non siete notizia sui giornali» (Agensir, 27 marzo).
Le parole di Hummes
Il cardinal Hummes, ha concluso Bergoglio, «è incaricato dell’episcopato brasiliano e di tutta l’Amazzonia», e «va spesso a visitare le missioni, va nei villaggi e ogni volta che va lì va al cimitero e visita tanti missionari, tra i quali ci sono tanti missionari giovani che muoiono per malattie per cui non hanno gli anticorpi. Lui mi ha detto: tutti meritano di essere canonizzati, perché hanno bruciato la loro vita per il servizio».
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