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Percosse e insulti: quando Natuzza ha visto e affrontato il diavolo

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Natuzza durante l'intervista a "La vita in diretta"

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/04/19

Racconti e testimonianze di come la mistica reagiva contro Satana. "Per tutta la giornata mi ha perseguitato una terribile visione..."

Ha respinto assalti anche violenti da parte del diavolo. Natuzza Evolo, la mistica di Paravati (Vibo Valentia) che si avvia verso gli altari, ha subito umiliazioni e tentazioni dal “nemico”. Ci sono testimonianza e resoconti di episodi che attestano la lotta contro Satana della mistica.

Il volume “Natuzza Evolo – Le stimmate, la Madonna e l’angelo custode” di Don Marcello Stanzione (Gribaudi editore), raccoglie queste testimonianze da brividi.

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Natuzza pochi mesi prima di morire

Le minacce ai figli

Riguardo alle figlia di Natuzza, Italia Ciampà, una donna vicina a Natuzza, testimonia: «Angela e Anna Maria, con gli anni, furono di grande conforto alla mamma nei momenti più difficili. Specialmente durante gli assalti del diavolo, per la madre la prova più dura, più dolorosa di tutte le fitte e i disturbi fisici, che pure dovette affrontare. Mi rammento la dolcezza e la tenerezza con cui Anna Maria, quando si presentava la tentazione, confortava la mamma, dicendole di non preoccuparsi, che tutto sarebbe finito e che lei era protetta».

Italia Ciampà poi riferisce: «Spesso il diavolo usava proprio i figli per fare paura a Natuzza, minacciandola di far loro del male. Salvatore, il primogenito, si era diplomato e aveva trovato lavoro in una banca di Messina: il diavolo glielo faceva vedere tutto maciullato per un incidente d’auto sulla strada di Paravati, dove tornava per i weekend».


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Le tentazioni dei preti

Il diavolo era irritato contro Natuzza specialmente per l’aiuto che offriva ai preti. e tantissimi furono nel corso degli anni i sacerdoti in crisi o vacillanti che attraverso l’apostolato di Natuzza, si riavvicinarono al Signore con amore e fede, completamente risvegliati. «Mi rammento», dichiara la Ciampà, «in particolare, un pomeriggio, nella cappella della Madonnina a Paravati. Fra i tanti giovani, che come sempre arrivavano, ce n’era uno con i pantaloni neri e la camicia gialla, molto vistosa. Natuzza, col suo forte senso materno, sempre riceveva prima tutti i ragazzi e poi gli altri. Così fece entrare quel giovane che io avevo notato ed evidentemente Natuzza lo mise a posto, ma con la dolcezza.


Infatti, uscendo, e avvicinandosi nuovamente alla cappellina gli sentii dire, piangendo: ‘Pregate con me pure voi, siete testimoni che Gesù mi ha salvato, perché domani dovevo lasciare l’abito talare’».

Era un sacerdote in incognito, che «si stava lasciando traviare, Natuzza l’aveva sorpreso subito, riconoscendo il suo ruolo sacerdotale e parlandogli dei suoi problemi, senza che lui neppure aprisse bocca».


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Il cadavere

Un giorno Natuzza dice a due visitatori, i coniugi Sargenti: «Pregate per me; per tutta la giornata mi ha perseguitato una terribile visione…». Durante tutto il giorno il diavolo le si era presentato più volte tenendo in braccio suo figlio Franco cadavere e, avendo avanti agli occhi, quel tristissimo quadro, non aveva potuto dare loro ascolto.

Il professor Sargenti decide allora di recitare con la moglie il Rosario a favore di Natuzza lungo il viaggio in macchina verso Reggio. alle porte della città è costretto a fermare la macchina: l’auto manda fumo denso e nero. Ma non essendoci guasti, la macchina è rimessa subito in moto. Il professore tuttavia, arrivato a casa sua, telefona a Natuzza per chiederle che cosa fosse accaduto a una certa ora, cioè quando sembrava che la macchina prendesse fuoco.

Lei risponde che mezz’ora prima ha avuto una brutta visione e che subito dopo le è apparsa la Madonna e l’ha tranquillizzata dicendole di sopportare con pazienza le tentazioni del maligno per la santificazione dei sacerdoti.

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Il fetore

Un’altra volta, nella cappellina nella casa di Natuzza, una ventina di fedeli stanno recitando il rosario. Improvvisamente un lezzo nauseante invade il luogo sacro. tutti si otturano il naso a causa del fetore. Natuzza, guardando nell’orto attraverso la finestra, scorge un uomo che si nasconde dietro un albero di fico. Guardando di nuovo nell’orto vede ancora che ride e fa delle smorfie di scherno. Credendo che si tratti di un giovane venuto con qualcuno dice: “Ma perché non lo fate entrare?”. Tutti guardano nell’orto, ma non vedono più nessuno, allora Natuzza esclama: “Preghiamo contro le tentazioni!” e quel fetore scompare immediatamente.


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Le percosse

Comunque, innumerevoli volte, Natuzza ha dovuto subire le offese del demonio sia in pieno giorno che nello stato di veglia. Satana l’ha percossa e spinta per terra.

Il professor Valerio Marinelli, a questo riguardo, testimonia: “Il 20 settembre 1982, facendo una visita a Natuzza nel primo pomeriggio, la trovai molto pallida e dolorante. le chiesi cosa avesse e lei mi rispose che era caduta per terra battendo col fianco, con la spalla e la testa, e sentiva tanto male, particolarmente al capo. ‘Avete inciampato negli scalini?’, le domandai. ‘no, sono caduta nella cappella’. Sembrandomi strano che fosse potuta scivolare nella cappella, le domandai: ‘Ma è stato il diavolo?’ e lei, esitando a rispondere: ‘Sì, è stato lui, ma non lo dovete dire a nessuno. non lo sa nemmeno mio marito. avevo finito di ricevere da poco, verso le 11, quando mi è apparso e mi ha dato una spinta violenta e improvvisa’. ‘C’è qualcosa di rotto?’ ‘No, ma ho la testa gonfia, dove ho battuto. Ho tanto male. Quella brutta bestia!’ e mentre diceva queste ultime parole, mi accorsi che, per un po’, Natuzza pianse.

Certamente la presenza invisibile dell’angelo custode di Natuzza fu il maggior antidoto contro gli inganni e le astuzie di Satana contro la mistica calabrese.


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