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Ogni lacrima è unica: la scoperta stupefacente che dal microscopio arriva all’anima

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Annalisa Teggi - pubblicato il 03/05/19

Maurice Mikkers ha fotografato al microscopio le lacrime umane, scoprendo che ciascuna ha una trama particolarissima e artistica. È quasi un alfabeto, che racconta l'unicità di ogni esperienza e di ogni persona. Forse, oltre ad aver contato i nostri capelli Dio si cura di disegnare le nostre lacrime.

Aveva circa sei anni mio figlio quando se ne uscì con una domanda che, d’istinto, giudicai assurda: «Mamma, esistono le cose che non esistono?». Non era un gioco, cercai di capire meglio: intendeva sapere come si può dire che esistano emozioni come la felicità e il dolore che fisicamente non tocchiamo con mano. In che specie di presenza visiva o olfattiva o gustativa si può tradurre un’esperienza così potente come la gioia o la paura, visto che anche le parole – infinite! – non ci paiono mai adeguate e sufficienti?


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Il mondo in una lacrima

Un giovane tecnico olandese, apparentemente impegnato in un mestiere bene poco emotivo (stare in compagnia di un microscopio dentro un laboratorio), si è imbattuto in una scoperta che ci permette di dare un volto al dolore unico – anche alla gioia – che prova ciascuno di noi. Come un novello Newton, anziché scontrarsi con una mela, un giorno ha sbattuto un piede contro un tavolo, incidente che gli ha procurato un dolore lancinante. Ha pensato di guardare al microscopio le lacrime scese in quel momento. Ed è cominciato un viaggio di meraviglia e stupore.

Sono Maurice Mikkers e catturo la bellezza delle lacrime. Ogni lacrima è come un pianeta, con una sua trama particolare e bellissima. Noi vediamo una goccia d’acqua ma è un mondo da esplorare.

Si è presentato così al

, per raccontare l’opera artistica che è nata da quel primo incidente provvidenziale e si intitola Imaginarium of Tears. È una raccolta fotografica di immagini di lacrime cristallizzate e osservate al microscopio, accompagnate dalla didascalia che racconta di chi è la lacrima e in che occasione è scesa. Non è infatti una raccolta forzata o indotta; il senso dell’osservazione è quello di considerare l’aspetto della lacrima in relazione all’emozione spontanea che l’ha generata.


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Questa, ad esempio, è della sorella di Maurice ed è stata raccolta in un momento di pianto per una frustrazione fortissima sul lavoro, il mancato riconoscimento del valore della sua persona.

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Quest’altra invece è una lacrima di dolore, donata da un amico di Maurice durante un momento di afflizione per la malattia del padre.

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Ne possiamo ammirare molte altre nel video realizzato da Quartz.

Cosa vediamo? Ha ragione Maurice nel definirli quasi pianeti, un universo fatto di trame uniche eppure non del tutto caotiche, sembrano disegni o comunicazioni in un alfabeto strano. Nel fotografare le lacrime Mikkers non ha alterato la loro immagine, le ha solo cristallizzate e associate a uno sfondo nero. Sono una zona inesplorata, proprio come galassie a noi vicinissime a cui nessuno si è ancora premurato di guardare. Ogni lacrima è un mondo, che esprime in modo irripetibile la persona e il momento vissuto:

Le variabili sono del resto molte: ognuno di noi produce lacrime praticamente uniche, che a loro volta sono diverse a seconda dei momenti e di ciò che le ha causate. Mikkers chiede a chi vuole farsi fotografare le lacrime di concentrarsi su un’emozione intensa, piacevole o spiacevole, e se proprio non si riesce a ottenere una lacrima, ricorre a qualche soluzione più meccanica: far tagliare una cipolla al soggetto, oppure chiedergli di strapparsi un pelo dal naso. […] Le lacrime che si producono quando si piange per un’emozione hanno una composizione chimica diversa dagli altri tipi di lacrime, prodotte per esempio per cause esterne sull’occhio come i vapori di una cipolla. Le lacrime emozionali contengono alte dosi di ormoni prolattina, ormoni adrenocorticotropo, la leu-encefalina, il manganese e il potassio. Ancora oggi non è stata trovata una risposta definitiva su composizione, funzione e origine di questo tipo di lacrime. Per alcuni ricercatori si tratta semplicemente di una risposta al dolore provato, anche non direttamente in forma fisica, mentre per altri le lacrime emozionali servono per comunicare in modo non verbale una fase di disagio e la necessità di farsi comprendere. (da Il Post)

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C’è da chiedersi se questo spiraglio aperto dal signor Mikkers non possa tradursi anche in una ricerca più approfondita della comunicazione che passa dalle lacrime. Penso a persone che per malattia o disabilità congenita non hanno a disposizione altri canali espressivi. Penso a certi pazienti giudicati quasi vegetali, ed erroneamente pensati come non viventi. Chissà cosa potrebbero raccontarci di loro le lacrime che rigano il volto. Potrebbe l’osservazione delle lacrime essere una frontiera da esplorare per dare un’ipotesi di voce anche a chi non ha parola?

È in ogni caso commovente quando la scienza riesce a restituire un’immagine di ciò che l’etica, la filosofia e altre discipline meno sperimentali hanno dimostrato per via teorica o spirituale (che non è affatto astratta o inconsistente!). L’unicità delle persona, voglio dire. Nessuno sente il dolore in modo uguale all’altro; nessuna gioia è uguale a una gioia precedente; il pianto della madre che partorisce sarà diverso per ogni figlio. Oggi possiamo dire di averne una prova visiva, che sprofonda e insieme inquadra questo vertiginoso mistero.


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Una valle di lacrime

Certo, la profondità di un’emozione non si può riassumere in un’immagine. È però eclatante che l’uomo vada via via accorgendosi che ogni dettaglio, anche apparentemente insignificante, della persona sia il tassello di un disegno nient’affatto caotico. La lacrima è quasi più importante come concetto che come presenza: in un romanzo le lacrime funzionano molto, ma quando piangiamo non sono nient’altro che gocce d’acqua che scivolano via e spariscono in fretta.

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Ci sarà, allora, chi guarda queste foto suggestive come un puro spirito artistico della Natura, anche Maurice Mikkers le inserisce nella categoria dell’arte. Mi concederà di deviare dal suo sguardo? Da cristiana, mi sento di fare un passo fuori da questo puro sentiero estetico. Le simmetrie o i colori o le trame della natura sono una voce chiara del Creatore, che comunque non impone mai il suo urlo ma sempre sussurra l’ordine e la cura che ha impresso sul cosmo, nel micro e nel macro. Chi può curarsi di non rendere casuale una lacrima?Un Padre. Neppure noi, che le piangiamo in momenti cruciali del nostro vivere, le teniamo molto in considerazione. Scivolano via, sono piccole e spariscono. Forse, si potrà aggiungere agli attributi paterni di Dio il fatto che non solo ha contato i nostri capelli, ma ha anche disegnato le nostre lacrime.




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Questa apparente futilità (è utile contare i capelli? perché scrivere un alfabeto unico dentro ogni lacrima?) è il progetto costruttivo di Dio, sovrabbondante e che nulla trascura. Ci sono campagne pubblicitarie milionarie fondate sull’idea di venderci un qualche prodotto attraverso lo slogan “Tu sei unico!“. Dio è una presenza che non si fa pubblicità, ma si fa trovare nei luoghi più intimi e piccoli di noi a chi lo cerca con cuore sincero. Ha atteso e voluto davvero la presenza di ciascuno di noi nella sua sembianza irripetibile, non ha dimenticato di accarezzare anche le parti più infinitesimali di noi. Esiste altro Creatore immaginato da fantasia umana che si è premurato di recapitarci certezze del suo abbraccio disegnando la trama nascosta e invisibile di una lacrima?

D’ora in poi non potrò più considerare esclusivamente triste e pessimistica l’espressione in base a cui la nostra permanenza terrena è «una valle di lacrime». Se è così, ed è così, non è un mare d’acqua indistinto, ma un tripudio di arazzi e mosaici. Dio fa molto di più che ascoltare il nostro pianto, lo ama dal di dentro e riesce a vedere in modo sensato il tutto di noi che scende in una lacrima.

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