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Vietare l’aborto peggiora la salute della donna? Ritirato uno studio contraffatto

MARCH FOR LIFE,NEW YORK,ABORTION

Jeffrey Bruno

Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 09/06/19

Aborto e mortalità materna. La rivista Contraception ha pubblicato uno studio falso cercando di smentire le ricerche che dimostrano che limitare l’aborto non aumenta la mortalità materna. Ma ha falsificato i risultati ed è stata costretta a ritirare la ricerca, con tanto di scuse.

Il ricercatore Blair Darney, della Oregon Health & Science University, voleva a tutti i costi dimostrare che le leggi restrittive sull’aborto aumentavano la mortalità materna, così che i media avrebbero finalmente potuto utilizzare dati scientifici a sostegno della loro campagna di liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza in nome della “salute riproduttiva” delle donne.

Limitare l’aborto non aumenta la mortalità materna, lo dice la letteratura scientifica

Eppure, gli studi dedicati all’argomento contraddicono fortemente la tesi mediatica. Un’indagine del 2012, pubblicata su BMJ Open e realizzata da ricercatori americani e cileni guidata dall’epidemiologo cileno Elard S. Koch (Melisa Institute), ha dimostrato che in Cile, da quando l’aborto è stato vietato dal 1989, non si è verificato alcun aumento della mortalità materna e, anzi, è ancora oggi uno dei Paesi con il tasso più basso di mortalità materna nel mondo.

Un secondo studio, realizzato nel 2013 in Irlanda (quando ancora l’aborto era illegale) da ricercatori della West Virginia University-Charleston e della University of North Carolina, ha dimostrato la presenza di una minor mortalità materna rispetto all’Inghilterra, paesi in cui l’aborto è invece ampiamente liberalizzato. E i tassi di ottima salute delle donne si verificano anche in Polonia, dove l’aborto è fortemente limitato.

Il tentativo di smentire l’evidenza

Darney, consapevole di questa situazione e per nulla contento del panorama scientifico, ha tentato di smentire il primo studio citato, quello realizzato dal dott. Koch. Si è fatto sovvenzionare per 250mila dollari dalla Society of Family Planning (ente pro-aborto) e nel 2016 ha realizzato a sua volta uno studio, pubblicato su Contraception, per dimostrare che vietare l’aborto significa aumentare la mortalità delle donne (tecnicamente chiamata MMR, Maternal mortality ratio). Fin dall’inizio il modus operandi di Darney rivela quindi che studi del genere vengono realizzati sulla spinta di un pregiudizio, forzando le conclusioni perché aderiscano all’ideologia iniziale del loro autore.

Ma il meglio deve ancora venire. Nonostante le sue intenzioni, anche la ricerca di Darney confermerà effettivamente una diminuzione della mortalità materna (MMR) in 31 stati dell’America latina che limitano l’aborto rispetto a quelli relativi a Città del Messico, dove non vi sono restrizioni. Incredibilmente, tuttavia, nelle conclusioni si legge l’esatto opposto, cioè che «Città del Messico (l’unico stato con accesso all’aborto su richiesta) è associato a una diminuzione di 22,5 unità in MMR rispetto ai 31 stati con accesso limitato».

Il conflitto di interessi della rivista abortista “Contraception”

Com’è possibile che l’editore della rivista Contraception e i relativi revisori non si siano accorti di nulla? Occorre premettere che Contraception è la rivista interna della Society of Family Planning (SFP), ovvero la finanziatrice dello studio in questione, la cui ideologia è chiaramente a favore della liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza. Il conflitto di interessi è piuttosto evidente, senza contare che il capo redattore di Contraception, Carolyn Westhoff, è anche membro fondatore della SFP. Si è anche scoperto che il padre di Blair Darney, il dottor Philip Darney, oltre ad essere a sua volta un membro del comitato editoriale di Contraception, è anche uno dei principali finanziatori della Society of Family Planning (SFP).

La ritrattazione dello studio: cattiva condotta scientifica e false conclusioni

Basandosi su queste premesse, il team scientifico dell’epidemiologo Elard S. Koch, autore dello studio che sarebbe stato confutato da parte di Darney, ha approfondito la metodologia utilizzata nella ricerca pubblicata su Contraception, scoprendo un’interpretazione grossolanamente errata di risultati statistici corretti, oltre a numerose omissioni metodologiche. Così nel 2008 è stata inviata una documentata risposta a Contraception, con l’accusa di «cattiva condotta scientifica e false conclusioni». La rivista ha subito ammesso alcuni errori presenti nell’indagine di Darney, ma in seguito all’esplodere del caso -legato sopratutto all’enorme conflitto di interessi- è arrivata a fine 2018 a ritirare totalmente lo studio e a ritrattarne le conclusioni, tentando di salvaguardare la reputazione.

Questo non ha però completamente soddisfatto l’epidemiologo Koch e i co-autori del suo studio, i quali hanno assunto un avvocato per ottenere una ritrattazione più completa da parte della rivista Contraception. La causa è ancora in corso e il dott. Koch ha dichiarato: «L’articolo ha messo a rischionon solo la mia reputazione e quella dei miei colleghi, ma anche il giusto riconoscimento della nostra ricerca. Che sia finita con la ritrattazione è per noi un sollievo».

La ritrattazione di uno studio è la cosa peggiore che può accadere ad uno scienziato e avviene quando l’errore è talmente grave da invalidarne totalmente il contenuto. Nel caso di Darney, il risultato chiave è stato capovolto e utilizzato per screditare uno studio scientificamente valido ma ideologicamente scomodo. La conclusione è che si può scientificamente affermare che le leggi che restringono l’accesso di aborto non aumentano affatto la mortalità materna, dire il contrario significa mentire. Il prof. Darney ora lo sa bene, è improbabile che voglia riprovarci.

Qui l’articolo originale di Unione Cristiani Cattolici Razionali

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