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Donna mentalmente disabile non più costretta ad abortire

COURTROOM,GAVEL,JUDGE,LAW

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John Burger - Mirko Testa - pubblicato il 24/06/19

Verdetto lampo in appello che ribalta la sentenza di un giudice, secondo il quale avere un bambino nelle sue condizioni sarebbe stato più traumatico

La controversa sentenza della Corte del Regno Unito che aveva inizialmente deliberato l’aborto forzato per una donna con disabilità psichica, incinta alla 22a settimana, è stata ribaltata in appello.

Con una decisione raggiunta questo 24 Giugno, i tre giudici della Corte inglese d’Appello si sono espressi in maniera contraria rispetto a quanto stabilito dal giudice Nathalie Lieven, della Court of Protection.

La donna, scrive il Guardian, che ha circa 25 anni sebbene i medici le accreditino le capacità mentali di una bambina, aveva espresso esplicitamente il desiderio di portare avanti la gravidanza, al pari di sua madre e di un’assistente sociale che la segue.

Il giudice Nathalie Lieven aveva riconosciuto nella sua decisione che l’aborto forzato sarebbe stata un’“enorme intrusione”, ma aveva sostenuto che la misura era finalizzata al miglior interesse della donna.

Fox News ha identificato la donna in questione come una cattolica romana tra i 20 e i 30 anni. Dovrebbe avere disabilità legate allo sviluppo e l’età mentale di una bambina tra i 6 e i 9 anni. È affidata a una NHS trust come parte del Servizio Sanitario Nazionale.

“Penso che vorrebbe avere un bambino allo stesso modo in cui vorrebbe una bella bambola”, aveva affermato il giudice Nathalie Lieven, sottolineando che la donna non ha pienamente compreso cosa implichi il fatto di avere un bambino.

Avere un figlio, aveva aggiunto, sarebbe per la donna più traumatico che abortirlo, visto che non sarebbe in grado di prendersene cura per via del rischio rappresentato dai suoi problemi mentali, cosa che costringerebbe a dare il piccolo in affidamento.

Secondo i tre giudici della Corte inglese d’Appello, invece, la giovane è considerata capace di decidere autonomamente.

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