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Il calvario di Vincent Lambert: il diritto alla vita subordinato al diritto di uccidere?

VINCENT LAMBERT

HO / Courtesy of the Lambert Family / AFP

Community La Croce - Davide Vairani - pubblicato il 25/06/19

Il 24 giugno il Procuratore Francois Molins ha chiesto di invalidare definitivamente la decisione del 20 maggio scorso della Corte d'appello di Parigi: Vincent deve morire, basta perdite di tempo.

Il piano inclinato della “dolce morte” per Vincent Lambert sembra giungere a destinazione. I media francesi pare non attendano altro che archiviare una volta per tutte l’affaire Lambert.

Occorre prima chiudere definitivamente il lungo calvario dei procedimenti legali e questo è – in sostanza – quanto quanto chiesto lunedì 24 giugno dalla Procura della Cassazione, dopo un’audizione dinanzi alla più alta corte che è durata poco più di due ore.

Il procuratore generale, François Molins, non ha fatto altro che pronunciare quanto dichiarato a mezzo stampa nei giorni precedenti: ha chiesto alla Corte di invalidare definitivamente la decisione presa il 20 maggio dalla Corte d’appello di Parigi, decisione che aveva portato alla ripresa dei trattamenti di Vincent Lambert, poche ore dopo il loro arresto, da parte del team del dott. Vincent Sanchez, responsabile del reparto cure palliative dell’Ospedale universitario di Reims.

Un’audizione particolarmente tecnica, perché formalmente i giudici sono stati chiamati ad esaminare una questione di meccanica legale e non la giustificazione o meno della sospensione dei trattamenti.

Oggi la Corte non è chiamata a decidere sul tema del fine della vita di Vincent Lambert. Questo processo non è alla legge Leonetti,

ha insistito François Molins.

I giudici della Corte di Cassazione hanno dovuto in particolare decidere su due punti: la Francia deve rispettare le misure provvisorie del Comitato Onu dei diritti delle persone disabili che ha ordinato la sospensione temporanea dei trattamenti per Vincent Lambert in attesa di potere esaminare con attenzione la situazione?

Inoltre, lo Stato francese ha commesso un “voie de fait” tale da consentire legalmente al giudice giudiziario di intervenire in un caso specifico quando una istituzione pubblica abbia commesso un’illegalità ritenuta molto grave?

La Corte d’appello di Parigi aveva ritenuto che l’ospedale di Reims stesse compiendo un atto che violava il “diritto alla vita” di un suo paziente nell’avviare il protocollo di sedazione profonda e continuativa propedeutico alla sospensione di nutrizione ed idratazione artificiale per Vincent Lambert.

Questo l’oggetto formale del contendere nell’aula dell’alta corte, il cui responso è atteso per venerdì 28 giugno alle ore 17.00.

La verità è tuttavia un’altra e lo sappiamo tutti quale sarà il verdetto finale.

La Corte metterà fine ai corsi e ricorsi giudiziari nel stabilire che tecnicamente la Corte d’Appello di Parigi è uscita fuori dalle righe delle proprie competenze; che la sospensione dei trattamenti per Lambert è perfettamente legale per il sistema giuridico francese, sistema che in 30 dibattimenti nelle aule dei tribunali di ogni ordine e grado non ha mai accolto la richiesta degli avvocati dei genitori di Vincent di trasferirlo in una unità specializzata nel prendersi carico di una persona gravemente disabile ma non in fin di vita e che al contrario ha sempre sentenziato nella direzione dell’ostinazione irragionevole nel mantenere in vita un corpo senza più vita; che – di conseguenza – l’ospedale di Reims non ha commesso alcun reato ed alcuna illegittimità nel sospendere i trattamenti il 20 maggio scorso; che il Comitato Onu dei diritti delle persone disabili se ne faccia una ragione, dato che le sue decisioni hanno un valore meramente consultivo e non impositivo sulle legislazioni nazionali; che – in conclusione – Vincent deve morire.


VINCENT LAMBERT

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Il resto non conta.

Lo ha detto chiaramente il Procuratore  Molins al termine della seduta:

consacrer le droit à la vie comme valeur suprême aurait pour effet de remettre en cause les lois Leonetti ou relatives à l’IVG.

Considerare il diritto alla vita come valore supremo avrebbe come effetto quello di mettere in discussione le fondamenta delle leggi Leonetti (la legge sul fine vita francese) o le fondamenta del sistema legislativo sull’aborto.

Il diritto, il sistema legislativo, viene prima del diritto alla vita di una persona, capito il messaggio? Niente di nuovo sotto il sole.

A nulla è valso l‘appello dell’avvocato dei genitori di Lambert:

 le droit à la vie est le premier de tous les droits. Ils conditionne tous les autres qui lui sont subordonnés. (il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti. Condiziona tutti gli altri che sono ad esso subordinati)

Unica voce solitaria ed inascoltata di fronte ad una assemblea a senso unico.

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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG COMMUNITY LA CROCE

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