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Perché il lavoro dev’essere sempre seguito dal riposo, secondo San Giovanni Paolo II

POPE JOHN PAUL II

OSSERVATORE ROMANO | VATICAN | AFP

Philip Kosloski - pubblicato il 02/09/19

Il lavoro è positivo, ma dev'essere equilibrato dal riposo perché possiamo imitare più da vicino il nostro Creatore

Studi recenti affermano che la settimana lavorativa media sta aumentando, e che sempre più persone lavorano in media 50 ore a settimana. Ciò che non viene registrato è l’aumento recente del lavoro da casa, nel qual caso la linea tra lavoro e vita familiare diviene spesso confuso.

In molte parti del mondo, inoltre, la domenica non è più un giorno di riposo, e viene semplicemente inclusa nella settimana lavorativa per completare certi progetti. Come risultato, il concetto di riposo sta lentamente scomparendo dalla vita di molte persone.

In risposta a questo, Gesù direbbe “da principio non era così” (Matteo 19, 8).

Nella sua enciclica Laborem Exercens, San Giovanni Paolo II ha scritto che dobbiamo guardare al libro della Genesi per comprendere la dignità del nostro lavoro e l’inerente bisogno di riposare:

“Questa descrizione della creazione, che troviamo già nel primo capitolo del Libro della Genesi è, al tempo stesso, in un certo senso il primo «Vangelo del lavoro». Essa dimostra, infatti, in che cosa consista la sua dignità: insegna che l’uomo lavorando deve imitare Dio, suo Creatore, perché porta in sé – egli solo – il singolare elemento della somiglianza con lui. L’uomo deve imitare Dio sia lavorando come pure riposando, dato che Dio stesso ha voluto presentargli la propria opera creatrice sotto la forma del lavoro e del riposo”.

Attraverso la sua attività creatrice, Dio ci mostra chiaramente che gli esseri umani non sono stati progettati per condurre una vita di lavoro costante. Perfino il nostro corpo rivela questa realtà, per via del fatto che è impossibile per un essere umano non dormire mai. Se una persona non dormisse mai, il suo corpo si “spegnerebbe” rapidamente, costringendolo a dormire.

Giovanni Paolo II affermava che i lavoratori hanno il “diritto al riposo: prima di tutto, si tratta qui del regolare riposo settimanale, comprendente almeno la Domenica, ed inoltre un riposo più lungo, cioè le cosiddette ferie una volta all’anno, o eventualmente più volte durante l’anno per periodi più brevi”.

Il riposo dev’essere parte della nostra vita, e la nostra anima ne ha bisogno non solo per sopravvivere in questo mondo, ma anche per prepararsi a quello che verrà.

“Anche il lavoro umano non solo esige il riposo ogni «settimo giorno», ma per di più non può consistere nel solo esercizio delle forze umane nell’azione esteriore; esso deve lasciare uno spazio interiore, nel quale l’uomo, diventando sempre più ciò che per volontà di Dio deve essere, si prepara a quel «riposo» che il Signore riserva ai suoi servi ed amici”.

In altre parole, il Paradiso è quell’“eterno riposo” di cui siamo destinati a godere, e per preparare la nostra anima a quel riposo dobbiamo metterlo in pratica ora.

Nella vita quotidiana, allora, ricordiamo che se il lavoro può essere importante, bisogna dare un posto di spicco anche al riposo, permettendo al corpo e all’anima di riposare nella pace di Gesù Cristo.

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