Fulton Sheen: marito e moglie costruiscono giorno per giorno un’alleanza tra la mente, l’anima e il destino che fa loro pregustare il Paradiso dicendo: «Se così grande è la scintilla, che cosa sarà la fiamma?».
Di Fulton Sheen
La fedeltà nel matrimonio implica assai più che non la semplice astensione dall’adulterio. Gli ideali religiosi sono tutti positivi, non negativi. Marito e moglie sono pegni di amore eterno. La loro unione nella carne implica una grazia che prepara e qualifica entrambe le anime per l’unione con Dio. Tutti coloro che nel matrimonio si sono appoggiati a Cristo portano un «giogo soave ed un peso leggero». Quali compagni nel giogo dell’amore, i coniugi procedono di comune accordo nell’arare il campo della carne, finché non si sia finalmente rivelata a loro nel suo pieno splendore la messe dell’unione eterna con Dio.
La fedeltà coniugale non è qualcosa che si sommi all’amore, ma è la forma e l’espressione stessa dell’amore. Non è un cedere al dominio dell’altro, perché l’amore non è fusione ma comunione. Il matrimonio non impegna due funzioni biologiche, ma due personalità. Il dialogo è quello dello spirito; il bacio è bacio di anime: per intensificare quello spirito e quell’eco la carne stessa ha una sua eco. Perfino la parola degli sposi è resa carne. La momentanea armonia può essere guastata da una sola nota falsa. Ma in amore l’abnegazione totale, che riflette l’unione di Cristo con la sua Sposa, la Chiesa, non s’interrompe mai e non si consuma mai. Quando ogni altra cosa del mondo venga meno, rimane Dio. Quando nell’ordine inferiore tutto è svanito, sussiste pur sempre ciò che simboleggia Cristo nella Chiesa, e su cui si può fare sempre assegna mento, in cui si può sempre confidare. Il passare del tempo logora i corpi, ma nulla può fare svanire l’anima o diminuirne il valore eterno. Sulla terra non c’è nulla di più forte della fedeltà di un cuore corroborato dal Sacramento: allora il cuore diventa come le in crollabili colonne del Foro Romano contro le quali nulla possono i danni del tempo.