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Rubarono una reliquia di San Giovanni Paolo II: ladri perdonati da Chiesa e Tribunale

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PHILIPPE HUGUEN - AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/12/19

Nessuna condanna per tre ladruncoli che nel 2014 sottrassero un pezzo di stoffa imbevuta di sangue di Wojtyla, conservata al santuario di San Pietro della Ienca alle falde del Gran Sasso. Ecco perchè

Un pezzetto di stoffa con il sangue di Papa Giovanni Paolo II, viene trafugato insieme ad una croce dal santuario di San Pietro della Ienca alle falde del Gran Sasso e gettato via dai ladri perché ritenuto privo di valore.

JOHN PAUL II
Wojciech Laski/EAST NEWS

Il perdono del vescovo

Accade in provincia di L’Aquila nel 2014. Subito partono le indagini dei carabinieri, che, in poco tempo, trovano la refurtiva nell’area del santuario e individuano i colpevoli: tre ladri, che confessano e indicano il luogo in cui avevano nascosto la parte metallica della reliquia e la croce.

«Per questi tre ragazzi c’è il perdono di Papa Giovanni Paolo II e da parte nostra», disse l’allora vescovo de L’Aquila monsignor Giovanni D’Ercole durante una conferenza stampa. Il vescovo ha ringraziato “tutti coloro che hanno lavorato per ritrovare la reliquia».

Il santuario amato da Giovanni Paolo II

San Pietro della Ienca è un vecchio santuario, ristrutturato, dedicato a Karol Wojtyla amante delle montagne abruzzesi dove spesso si recava in gran segreto con il suo fidato segretario Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale e arcivescovo di Cracovia.

chiesa_di_san_pietro_alla_jenca.jpg
Public Domain

Il santuario di San Pietro alla Jenca

Fu lui, nel 2011 a donare personalmente la reliquia al santuario che sorge alle falde del Gran Sasso aquilano, tra Camarda e Assergi: è un pezzetto di stoffa intrisa di sangue, grande più o meno quanto un francobollo, ritagliata dall’abito che Giovanni Paolo II indossava il 13 maggio nel 1981 quando, nel corso di un’udienza generale, rimase vittima dell’attentato in piazza San Pietro compiuto da Ali Agca (La Repubblica, 2014).




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Il perdono del giudice

Dopo il perdono della Chiesa, è arrivato l’11 dicembre 2019, quello della giustizia. Con la sentenza “non luogo a procedere per estinzione del reato” l’ultimo dei tre ladruncoli (gli altri due erano stati prosciolti in precedenza), può ora tirare un sospiro di sollievo

Si tratta di D.C. oggi 25enne, il quale – come riporta Il Messaggero (12 dicembre) profondamente dispiaciuto per l’azione deprecabile, su invito del suo stesso avvocato di fiducia, ha chiesto ed ottenuto la messa alla prova in una struttura della Croce Rossa in Liguria, alternando attività di alternando attività di volontariato con quella lavorativa che ha portato a termine in maniera impeccabile.

Da qui la decisione del giudice del Tribunale de L’Aquila, Marfisa Luciani, della sentenza di non dover procedere nel processo, per estinzione di reato.




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