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Sai da cosa è causata la frustrazione? E come si fugge da essa?

Can you show me a bad face – Angry Boy – it

© Fabiana / Flickr CC

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/01/20

Uno studio pubblicato su "Science" ha evidenziato cosa si è disposti a fare pur di evitare se stessi

Riempire ogni spazio e momento, così da non lasciare nulla al caso, all’introspezione, ai pensieri, alla noia e al sentire. È questo il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della Virginia, pubblicato qualche tempo fa sulla rivista internazionale Science, che spiega cosa si è disposti a fare pur di evitare se stessi.

Dei 700 partecipanti la maggior parte ha dichiarato di aver trovato estremamente spiacevole stare da soli in una stanza per 6-15 minuti al massimo.

Non si tratta solo della noia che ci coglie quando si è costretti a “meditare” tra sé e sé, riportava Avvenire, ma proprio della mancanza di stimoli forti e diretti cui non possiamo più rinunciare. Tanto che al tedio di pochi minuti, in cui rimanere a pensare senza avere altre possibilità di azione o percezione, secondo i ricercatori si preferisce auto-infliggersi una piccola scossa elettrica.

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shutterstock

Sacrificio e concentrazione

Il professore Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, sentenzia così ad Aleteia: «Quella di Science mi sembra una lettura addirittura ottimistica, poiché la stragrande maggioranza delle persone riesce a stare da sola a pensare anche meno di 15 minuti».

Per Meluzzi l’origine della “fuga dai pensieri” risiede nel senso di frustrazione che si genera nelle persone. «C’è sempre un sacrificio, un impegno alla base del processo di concentrazione – premette Meluzzi – tale processo è parte integrante nella vita di ognuno di noi. Senza concentrazione non potremmo imparare ad andare in bicicletta, a nuotare, non potremmo scalare una montagna, camminare nel deserto o raccogliere un chicco di grano. Questo processo implica una condizione di stress interno».


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“Eterno presente”

In termini di metalinguaggio, tutto questo significa «sacrificio, frustrazione, impegno, dolore – sottolinea Meluzzi – Dunque si avverte una sensazione negativa e da qui il senso di frustrazione. Per arginarlo viviamo in una sorta di “eterno presente” iperstimolato da elementi di natura essenzialmente mediatica, ma non solo».

Questo fluire di stimoli ci consente di allentare la morsa della concentrazione e dei pensieri. In questo modo si fugge via da ansia, timori, paure, “intenerendo” i meccanismi di frustrazione e creando così una sorta di “scudo” interiore. «In questo modo – chiosa l’esperto – si vive in una fuga permanente da sacrificio e frustrazione».


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