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Ricordando Kobe Bryant, formato e salvato dalla sua fede cattolica

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Ronald Cortes | Getty Images

Kobe Bryant Il campione olimpico e dell'NBA, uno dei marcatori più importanti del basket, ha trovato la forza nella sua fede quando ha dovuto affrontare un'accusa di stupro. Quando ha spiegato la sua innocenza a un sacerdote, si è sentito dire: “Dio non ti darà nulla che tu non riesca a gestire, e ora è tutto nelle sue mani. È una cosa che non puoi controllare, quindi lascia perdere”. Bryant ha vissuto una svolta ed è riuscito ad affrontare le accuse e a ricostruire il suo matrimonio

Philip Kosloski - pubblicato il 27/01/20

Come un sacerdote ha cambiato la vita del campione

Questo articolo è stato pubblicato originariamente nell’aprile 2016. Purtroppo Kobe Bryant, insieme alla figlia 13enne Gianna e ad altre 7 persone, è morto in un incidente di elicottero il 26 gennaio 2020. Possano riposare in pace.

Mercoledì 13 aprile 2016, Kobe Bryant, uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, ha posto fine alla sua carriera ventennale nel basket segnando 60 punti nella sua ultima partita.

Se molti conoscono bene i suoi successi – cinque volte campione NBA, due volte campione olimpico, 18 volte All-Star e terzo per punteggio nella classifica NBA –, pochi sanno che la fede cattolica lo ha aiutato in uno dei suoi momenti più difficili.

Nato a Philadelphia, Kobe Bryant è cresciuto in una famiglia cattolica, e da piccolo ha anche vissuto in Italia. Entrato nell’NBA a 17 anni, ha sposato Vanessa Laine nella chiesa cattolica romana di St. Edward a Dana Point, in California. Due anni dopo sono diventati genitori per la prima volta. Bryant era al top, e tutto sembrava andare nella direzione che sognava. Ma poi ha commesso un grande errore.

Nel 2003, Bryant è stato accusato di aver stuprato una donna nella sua stanza d’albergo, mentre si trovava in Colorado per un intervento al ginocchio. Il cestista ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con la donna, ma ha negato lo stupro. Alla fine un giudice ha fatto cadere le accuse, ma la donna ha intentato una causa civile contro Bryant. In quella situazione, il giocatore si è scusato pubblicamente, dicendo di vergognarsi di quello che aveva fatto.




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La questione ha avuto ripercussioni importanti, perché molti sponsor lo hanno abbandonato, e la sua reputazione è stata infangata. Nel 2011 la moglie ha chiesto il divorzio.

Durante uno dei periodi più bui della sua vita, Kobe Bryant si è rivolto alla sua fede cattolica.

In un’intervista a GQ del 2015 ha spiegato:

“L’unica cosa che mi ha aiutato davvero durante quel processo – sono cattolico, sono cresciuto come cattolico, i miei figli sono cattolici – è stato parlare con un sacerdote”.

“È stato quasi divertente. Mi ha guardato e mi ha detto: ‘L’hai fatto?’, e io ‘Ovviamente no’. Poi mi ha chiesto: ‘Hai un buon avvocato?’, ed io ‘Sì, è fenomenale’. Al che lui ha detto solamente questo: ‘Lascia stare, vai avanti. Dio non ti darà nulla che tu non possa affrontare, e ora è tutto nelle sue mani. È una cosa che non puoi controllare, quindi lascia stare’. E quello è stato il punto di svolta”.

Dopo alcuni anni difficili, Kobe Bryant si è riconciliato con la moglie, e sono ancora sposati. Hanno fondato laKobe and Vanessa Bryant Family Foundation (KVBFF), che tra le altre cose si dedica ad aiutare i giovani in difficoltà, a incoraggiare lo sviluppo delle capacità fisiche e sociali attraverso lo sport e ad assistere i senzatetto.

Quando, nel 2013, gli è stato chiesto del suo impegno, la risposta avrebbe reso probabilmente molto felice Papa Francesco:

“La mia carriera sta rallentando. Alla fine della carriera, non voglio guardare indietro e dire solo ‘Beh, ho avuto una carriera di successo perché ho vinto tanti campionati e segnato tanti punti’. C’è qualcos’altro da fare”.

“La questione [dei senzatetto] è stata relegata in un angolo perché è facile dare la colpa ai senzatetto e dire ‘Avete preso voi questa decisione sbagliata. È colpa vostra’. Nella vita, tutti commettiamo degli errori, e rimanere indietro e permettere a qualcuno di vivere in quel modo lavandosene le mani non è giusto”.

In tutte le prove che ha affrontato, e forse anche in risposta ad esse, Bryant si è reso conto che la fama e la fortuna non erano niente rispetto all’importanza della fede e della famiglia. Quando tutti al mondo lo hanno abbandonato, la Chiesa cattolica è sempre stata lì.

È una All-Star e una leggenda dell’NBA, ma anche le superstar possono avvalersi del sostegno fondamentale di una formazione nella fede e di un buon sacerdote a cui rivolgersi.




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