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Santa Edith di Wilton, la principessa che rinunciò al trono per la sua fede

EDITH OF WILTON

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Sandra Ferrer - pubblicato il 11/02/20

Avrebbe potuto diventare regina reggente d'Inghilterra, ma non volle mai abbandonare il monastero in cui aveva vissuto dalla nascita e dove si dedicò ad aiutare i più bisognosi

La nascita di Edith di Wilton, in una data imprecisata tra il 961 e il 964, non fu un momento felice.
A quanto pare non fu frutto dell’amore, ma della violenza di un re, Edgar d’Inghilterra, curiosamente noto come “il Pacifico”.

Anche se non si conosce il motivo per cui Edgar strappò con la forza Wilfrida, la madre di Edith, dal convento in cui risiedeva, sembra che il re abbia poi fatto penitenza per anni per espiare i suoi peccati. Poco dopo la nascita di Edith, lei e sua madre tornarono all’abbazia di Wilton con il consenso di Edgar, che per anni sostenne finanziariamente la congregazione che viveva lì.

Edith probabilmente non ebbe mai ricordi della sua vita a palazzo e crebbe felice tra le mura del convento, venendo educata dalle religiose che vi vivevano insieme a lei e a sua madre, che arrivò a diventarne badessa. Edith imparò a dipingere, a ricamare e a scrivere le proprie preghiere di lode a Dio. Amava anche la vita all’aria aperta, e si prendeva cura di un piccolo zoo di animali che nutriva lei stessa. Presto prese l’abito e diventò monaca.

La bontà di Edith non era incompatibile con la sua forza di carattere e la sua determinazione. A quanto pare indossava vestiti dai colori vivaci, cosa che per alcuni era poco appropriato per una religiosa. Lei si difese con decisione sostenendo che la sua anima e la sua mente potevano essere pure come quelle di qualsiasi persona che vestisse in modo diverso, e sua madre la sostenne assicurando che se le monache si vestivano in modo strano era per rendere maggior gloria a Dio.




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Estranea alle critiche, Edith fu una monaca devota e lavoratrice, che svolgeva tutti i compiti che le venivano assegnati, senza distinzione per via del suo rango reale, e passava ore a prendersi cura dei malati e dei poveri che accorrevano al convento in cerca di aiuto materiale e spirituale.

Quando compì 15 anni, suo padre la riconobbe ufficialmente e le offrì la possibilità di diventare badessa di un monastero a sua scelta, ma Edith era cresciuta in un mondo in cui non c’era posto per l’ambizione terrena, e declinò l’offerta per rimanere con le consorelle.

Nel 975, alla morte di Edgar, i nobili del regno chiesero a Edith di uscire dal convento per assumere la reggenza del suo fratellastro, il futuro re e santo Edward, noto come “il Martire”, all’epoca appena 13enne.

Edith rifiutò l’offerta di diventare regina reggente d’Inghilterra, ma accettò l’eredità che le aveva lasciato il padre, non per vivere nel lusso, ma per costruire una chiesa e un ospedale in cui poter accogliere poveri e indifesi.

Edith di Wilton morì il 16 settembre 984, quando era ancora poco più che ventenne. La madre le sopravvisse per più di un decennio, e fu testimone di un rapido processo di canonizzazione, iniziato subito dopo la morte della figlia. Poco prima, San Dunstan aveva avuto una premonizione sulla morte di Edith, alla quale una volta aveva detto che il pollice con cui aveva fatto tante volte il segno della croce sarebbe rimasto incorrotto. Decenni dopo, San Dunstan sognò che Edith gli chiedeva di riscattare le sue reliquie. A seguito di quella visione il suo corpo venne riesumato, e per la sorpresa di tutti il pollice era incorrotto.

Il monaco medievale Gozzelino scrisse la sua agiografia, in cui raccontò fatti soprannaturali collegati alla vita di Santa Edith di Wilton, la cui festa si celebra il 16 settembre.


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