Sembra un mondo diverso, un pianeta diverso, quello della quotidianità di sempre, in cui la bella stagione era piena di piccole e grandi ricorrenze, di gioie semplici come le passeggiate per godersi i fiori di primavera, di abbracci e di incontri.
Ma siamo ai tempi del COVID, periodo duro, che prima o poi passerà – dobbiamo ricordarcelo e ripetercelo continuamente – permettendo a chi l’avrà superato di vivere con maggior consapevolezza, gratitudine e felicità quelle stesse piccole cose.
In quella routine che davamo per scontata e che ora ci manca tanto, le feste intervenivano a spezzarla: la ricorrenza di San Giuseppe, della festa dei Papà, era uno di quei momenti lieti in una quotidianità normalmente serena.
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Oggi è un giorno in cui davvero festeggiare i nostri Papà, e anche in cui pensare che la vocazione di San Giuseppe è un po’ quella della maggioranza di noi. A differenza dei “grandi eroi” in prima linea – medici, infermieri, volontari – che rischiano quotidianamente la vita per noi e si ammazzano di fatica, a noi è chiesto un sacrificio molto più piccolo, ma comunque non trascurabile: siamo chiamati ad essere custodi della vita, come San Giuseppe. San Giuseppe non era il papà biologico di Gesù, ma se ne è fatto carico, così come a tutti è chiesto di sacrificarsi per il bene soprattutto dei più deboli. San Giuseppe non è stato sotto i riflettori, ma ha agito umilmente, con decisione e con coraggio; così anche noi, nel nostro piccolo, siamo chiamati a vegliare, ad avere cura, a mettere da parte le nostre necessità o desideri in questo momento per amore delle persone che ci sono affidate, sentendoci “famiglia”, corresponsabili del nostro Paese e del nostro mondo.
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Siamo un po’ tutti i “papà” della signora anziana del piano di sotto, della persona immunodepressa per malattie serie, della persona come noi che, pure in salute e in forma, rischia comunque la vita perché il COVID colpisce di più certe persone, ma non risparmia le altre. Siamo chiamati ad abbracciare con il mantello della cura e della protezione i nostri fratelli, sorelle, figli, madri; tutti siamo chiamati ad essere “padri”, in questo momento (anche noi donne!) nel mostrare quel coraggio, quella fermezza, quella serietà, abnegazione e fedeltà che sono proprie della paternità nel senso più alto del termine.
E oggi dedichiamo una preghiera speciale a tutti i nostri papà, su questa terra e in Cielo, nella carne e nello spirito, perché ci hanno dato l’esempio che oggi teniamo alto davanti agli occhi.
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