La pandemia da Coronavirus, come ogni situazione che mette in grave pericolo la nostra vita, attivando l’emozione della sopravvivenza, la paura, ci permette solo tre strategie di difesa: l’attacco, la fuga e il congelamento, le tre “f” di stampo anglosassone (fight, flight, freezing).
Fight, flight, freezing
Guardando a questo scenario in una prospettiva sociale, la comunità si divide in gruppi, di diversa numerosità, che adottano prevalentemente l’una o l’altra di queste possibilità. In questo momento contro il nemico invisibile combattono prevalentemente medici, infermieri, volontari, operatori delle forze di polizia e armate; tra i fuggitivi ci sono sia quelli che scappano fisicamente dal pericolo, come qualche calciatore famoso o i giovani rientrati precipitosamente al sud dalla Lombardia, ma anche coloro che evadono mentalmente negando la malattia e comportandosi come nulla fosse; la gran parte di noi sono ibernati tra le mura domestiche, costretti al letargo sociale dal mantra #iorestoacasa.
Di fronte al nemico comune scatta la coesione?
La casa si conferma il nostro rifugio, e oggi la più importante linea di difesa, ma anche il contesto in cui il giano bifronte del positivo e del negativo esplica tutta la sua potenza di sbilanciamento sugli equilibri interpersonali. Quando ci si confronta con un nemico comune, anche tra chi era in forte contrasto o addirittura impegnato in uno scontro aperto fino a poco tempo prima dell’apparire del fantasma minaccioso, scatta la coesione, secondo il principio incontestabile che l’unione fa la forza. Ci si allea anche fra nemici inveterati di fronte al Mostro assoluto. Stiamo pertanto riscoprendo, come sottolineano lo psicologo Andrea Castiello D’Antonio e la sociologa Luciana d’Ambrosio Marri, il senso di Patria, di comunità cantando a squarciagola l’inno di Mameli e sventolando bandiere tricolori. Si assiste a grandi gesti di solidarietà, generosità, buona educazione e rispetto reciproco al grido, che cerca di esorcizzare l’infinita paura per un mostro tanto piccolo e invisibile quanto fulmineo e letale, “Andrà tutto bene”. (psicologiacontemporanea.it)
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Tutti insieme h24: l’equilibrio che vacilla
Tra le mura domestiche, si vedono adesso grandi e piccoli convivere in un clima di grande condivisione, in cui ognuno ha un compito preciso: chi rassetta, chi spazza, chi cucina, chi lava i piatti, chi fa la spesa. Tutto questo è bello e confortante, ma la guerra da combattere si sta rivelando purtroppo difficile e lunga. Avere in casa una persona normalmente assente o presente solo una parte della giornata, come ad esempio un anziano, il coniuge che andava a lavorare, o i figli che studiavano, può arrivare a sgretolare pian piano un equilibrio che si era costituito da tempo. Scatta il fastidio per piccole cose, l’insofferenza per la difficoltà di avere uno spazio solo per sé: magari il giovane che vuole sentire la musica ad alto volume infastidisce il riposino di chi verde non lo è più, costui tende a monopolizzare la tv per seguire ossessivamente i notiziari sulla malattia, il marito vuole improvvisarsi chef irritando non poco la cuoca di casa, e poi chi porta il cane a spasso e fa fare tutti i compiti ai bimbi piccoli?