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Nessuno vi tolga la fede o il desiderio di offrire questa crisi come sacrificio!

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Catholic Link - pubblicato il 29/03/20

di Alvaro Díaz

Da alcune settimane stiamo assistendo a una realtà che ha sorpreso molti di questa generazione. Negli ultimi decenni è raro che si sia vista una situazione del genere: un’infezione che in poco tempo è diventata oggetto della preoccupazione di tutti.

Ricordo che nei mesi precedenti consideravamo questa malattia lontana, confinata in Cina, e pensavamo che non si sarebbe estesa, essendo fondamentalmente tranquilli.

La fede non si esaurisca di fronte a questa pandemia

Il suo arrivo in Europa ci ha scossi. Non ci aspettavamo neanche la rapidità con cui si è poi diffusa, e men che meno che provocasse tante morti.

Il coronavirus è ormai diventato una pandemia, una malattia che è riuscita a estendersi in tutti i continenti e che inquieta soprattutto per la difficoltà di limitarne la diffusione.

Per le fasce vulnerabili della popolazione, come gli anziani e i malati, può essere letale. Vista la situazione, è comprensibile la quantità di informazioni che ci giungono quotidianamente, educative, preventive e perfino con un contenuto che arriva a banalizzare questa realtà, come nel caso di vignette e video umoristici.

Con questo articolo vorrei aggiungere una riflessione che può aiutarci in questo periodo, soprattutto a vivere una vita cristiana autentica e piena di testimonianza. Ecco qualche punto su cui riflettere:

1. Il valore della sofferenza

ROSE
Di ilovephoto_KA - Shutterstock

Un aspetto della vita cristiana è sicuramente quello che ha a che vedere con la croce, qualcosa che Gesù ci ha annunciato e ci ha invitato a vivere: prendere la nostra croce e seguirlo.

Non è tutto che nella vita sia sofferenza, ma quella che arriva per via della condizione e della vulnerabilità umana va affrontata con l’atteggiamento che il Maestro ci ha insegnato.

È importante vedere come qualcosa che ci tira fuori dal nostro schema comodo e dai nostri progetti possa diventare un peso notevole, soprattutto perché non possiamo evitarlo o fuggire come ci siamo abituati a fare nella cultura attuale, che teme di assumere il dolore o pensa che la sofferenza non abbia senso.

In questo momento abbiamo un’occasione per vivere questa dimensione della vita cristiana, senza dimenticare che siamo nelle mani provvidenti di Dio, aperti a uno sguardo di fede e di speranza.

2. Mantenere lo sguardo fisso su Dio

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Non è raro che alcuni pensino che una situazione come questa abbia un carattere apocalittico e inizino a speculare su catastrofi e sofferenze maggiori come possibile tappa della fine del mondo. Altri magari pensano a un castigo divino o a qualcosa che Dio ha voluto per insegnarci e farci convertire.

È sicuramente una situazione che ci trascende e che mette in evidenza i nostri limiti, ci mette in discussione e ci angoscia. Il modo migliore di affrontarla è mantenere lo sguardo fisso su chi è Dio, quel Padre amorevole, provvidente e fedele che vorrà sempre il meglio per noi.

Non lasciamo che niente e nessuno ci strappi il dono della fede e della speranza. Chiediamo a Dio la grazia di vedere la realtà con una logica più soprannaturale.

3. Vivere nella logica quaresimale

CROCE LATINA
Shutterstock – Freedom Studio
CROCE LATINAChiamata anche “crux ordinaria” in latino, è quella che rappresenta la crocifissione di Gesù Cristo. È il simbolo più usato dalle varie confessioni cristiane, e insieme alla croce greca è quella più comune.

A volete abbiamo l’inquietudine di comprendere la logica divina e i progetti di Dio. Possiamo chiederci il senso di questa epidemia nel mondo e nella nostra vita. Sarà un segno di Dio?

Dio vorrà mostrarci qualcosa con tutta questa situazione, per quanto ingiusta e dolorosa? Il dolore, la sofferenza e la malattia sono sicuramente un mistero. Quello che può darci chiarezza è il fatto che avendo uno sguardo spirituale sui tempi attuali non possiamo dimenticare che ci troviamo nel tempo della Quaresima, che rappresenta già un chiaro invito di Dio a lasciare che Egli trasformi il nostro cuore e ci prepari al suo mistero pasquale. Ci servirà molto portare nella nostra vita quotidiana la preghiera, il digiuno e l’elemosina.

Penso che vivere in quarantena sia un’occasione propizia per questi tre atteggiamenti. Il cambiamento dei miei progetti e dei miei gusti non è forse un sacrificio che posso offrire al Signore, non sarà forse il nostro modo migliore di digiunare?

Non sarà utile avere più tempo per la preghiera quando spesso ci lamentiamo della mancanza di tempo? Non è una bella occasione per pregare per gli altri, per i malati, per chi soffre di più, perché sta lavorando per gli altri?

Approfittiamo anche per pensare a come aiutare e servire i bisognosi e avere un atteggiamento meno egoista e indifferente. Il Papa ci ricorda che “in questa situazione di epidemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”.

4. Fedeltà con creatività

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Tinnakorn jorruang | Shutterstock

A volte le coordinate sembrano non aiutare. In molti Paesi come misura preventiva sono state chiuse anche le chiese e sono state sospese tutte le riunioni e gli incontri di ogni tipo, anche quelli religiosi.

In questi casi è importante mantenere vivo lo spirito di preghiera e di comunione ecclesiale e trovare modi creativi per portare avanti la vita spirituale personale e comunitaria.

5. Persone, non numeri in una statistica

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Christopher-Leonard-CC

Ho visto con tristezza che sembra che in alcuni Paesi si facciano distinzioni nella dignità delle persone, ad esempio gli anziani, più inclini alle infezioni. Di fronte al collasso del sistema sanitario, in alcune città sono stati emarginati e si è dovuto scegliere di non “scommettere” su di loro.

È sicuramente complesso quando non si hanno le risorse per assistere tutta la popolazione, ma non dovrebbero esserci disposizioni politiche o sanitarie in cui sembri appropriato non dare priorità a una fascia di popolazione perché è meno efficiente nella società.

Dall’altro lato, si può vedere questo approccio riduttivo alla dignità umana quando si pensa più agli effetti della malattia a livello di numeri e di statistiche che a quelli sulle persone concrete, sui membri di una famiglia, con i loro sogni e le loro aspettative.

6. La solidarietà che ci rende fratelli

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Our Move Archives-(CC BY-NC-ND 2.0)

Settimane fa pensavamo un po’ tutti “Che situazione difficile, per fortuna che non mi riguarda”, o “Povera gente, grazie a Dio qui stiamo bene”. Col passare dei giorni questa esperienza ha iniziato a toccare la nostra realtà e a metterci in dicussione, e ora siamo tutti coinvolti.

Quando si verifica una situazione dolorosa, ci sono due modi di approcciarla: uno è pensare a quello di cui ci può privare, ad esempio ritenere che le restrizioni come l’impossibilità di frequentare luoghi pubblici, di viaggiare e di partecipare a eventi personali e familiari siano qualcosa che ci toglie felicità.

C’è però un altro modo di guardare, ed è l’ottica di carità, più evangelica, senza un accento tanto egocentrico. Ricordiamo che non siamo gli unici a vivere questa situazione. Dovremo pensare che non siamo soli, questa situazione globale può farci pensare all’altro come a un fratello bisognoso, che soffre.

Approfittiamo di questo tempo per essere solidali, rimanere a casa e prendere precauzioni, il tutto per il bene sociale. Razionalizzare le risorse e non accaparrarle è un atto di carità e misericordia. Condividere in famiglia, dedicare del tempo a conversare e passare del tempo con i propri cari può risultare molto edificante.

Riflessione finale

Come ha detto Papa Francesco, il Signore in questa situazione può aiutare “a scoprire nuovi modi, nuove espressioni di amore, di convivenza in questa situazione nuova. È un’occasione bella per ritrovare i veri affetti con una creatività nella famiglia”.

Vorrei infine invitarvi a far sì che questa situazione ci porti a riflettere sull’atteggiamento da avere e su come affrontare ciò che stiamo vivendo. È un’occasione speciale per essere testimoni nel mondo, per mostrare la nostra identità cristiana.

Possiamo far sì che la situazione passi semplicemente, sopportare e resistere, o permettere che Dio continui a operare in noi, e disporre la nostra vita e il nostro cuore per far sì che la sua presenza e la sua luce si manifestino attraverso di noi nel mondo.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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