Quanti consigli abbiamo cercato in queste settimane di quarantena? Quanti ne abbiamo inflitti agli altri e al mondo intero? Torniamo a guardare Maria, il cui silenzio pieno di un ascolto vivo col Padre è già un ottimo consiglio.
Limitandoci alla cronaca dei Vangeli, la Madonna non parla molto. Che sia questo il suo primo e buonissimo consiglio per noi? Che sia soprattutto rivolto a noi donne?
Lei schiaccia la testa del serpente anche col suo silenzio, sconfigge la parola che si insinua come tentazione. Su questo faccio proprio fatica, sembra così gratificante avere l’ultima parola. Maria sembra non arrogarsi né il ruggito della prima parola né la superbia dell’ultima. Nel momento dell’Annunciazione, risponde con un consenso. Da Elisabetta, replica a lei esplodendo in una meravigliosa lode di Dio. A Cana, questa volta sì, dimostra un piglio deciso rompendo il silenzio per invitare suo figlio con quel «Non hanno più vino»; però anche qui l’inizio è in una precisa situazione della realtà a cui lei risponde. Subito dopo si rivolge ai servi e dice «Fate quel che vi dirà».
E quest’ultimo comando è proprio paradigmatico del buon consiglio sintetico ed essenziale che ci lascia: seguire suo Figlio, non essere schiavi di teorie e paure ma avere la docilità libera e fiduciosa di camminare dietro una presenza che non delude. Maria è poche parole e tanta chiarezza, un silenzio pieno di relazione viva con il Padre («serbava tutte queste cose nel suo cuore»). La parte più attiva del suo essere è il suo tacere prima di ogni gesto, quel custodire – quasi in gestazione – il rapporto con Chi fa le cose e si manifesta in ogni istante compiutamente vissuto.
In ascolto
In questo mese di maggio in cui anche la recita comunitaria del rosario ha dovuto trovare forme alternative alla presenza in chiesa o a turno nelle famiglie della parrocchia (momento che amavo tantissimo), mi sono soffermata – come sì è già ben intuito – su quell’appellativo che nelle litanie la invoca come Madre del Buon consiglio.
Quanti consigli abbiamo cercato in queste settimane di quarantena? Quanti ne abbiamo inflitti agli altri e al mondo intero? Abbiamo aggredito la pandemia con gli schemi illusori di un società piena di altari devoti a esperti, influencer ed opinionisti. Predicatori forti del proprio ego, che hanno continuato a fare quello che facevano: esibirsi davanti a un pubblico. Il carrozzone dei tutorial e degli idoli non ha conosciuto momenti di silenzio, solo un restyling più sommesso. Mi ha urtato ancora di più questa ostentazione di parole sullo sfondo di un’umanità fragilmente esposta, perché ho sentito fin dai primi giorni di allerta, e poi di esplosione del contagio, che mi mancava l’alfabeto con cui esprimermi, ogni parola sembrava appartenere a una pelle secca abbandonata dopo la muta.
E così quando nelle litanie sono arrivata a pronunciare l’invocazione Mater boni consilii, ora pro nobis l’ho vista con occhi tutti nuovi. Abbiamo bisogno di una madre che ci dia un buon consiglio. Che sia madre innanzitutto, autorevole in quanto legata alla nostra generazione e alla nostra vera nascita come figli di Dio. Ci consiglia davvero chi ha a cuore il nostro bene, chi non mette al centro le sue competenze ma un discernimento protesto al compimento di noi che imploriamo aiuto.