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Come la peste nera modificò l’Ave Maria

Black Death

Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 27/05/20

Nel basso Medio Evo le ondate di Peste Nera falcidiarono l’Europa, in particolare dal 1347 al 1352, lasciando sul suolo almeno 25 milioni di vittime – che gli storici stimano oscillare tra il 30 e il 50% della popolazione complessiva continentale. Fu durante questa terribile prova che la frase “Adesso e nell’ora della nostra morte” fu aggiunta all’Ave Maria.

L’Ave Maria che noi cristiani preghiamo da secoli e secoli si compone di due grandi parti: la prima viene dall’Annunciazione e dalle parole che l’Angelo Gabriele rivolse alla giovane Maria dicendole: «Rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). La seconda s’ispira alla Visitazione, quando Elisabetta accolse Maria a casa propria salutandola così: «Benedetta tu sopra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42).

La preghiera, anche nota, in latino, col nome di “Salutatio angelica” o di “Salutatio ad Virginem”, si limitava a questi due versetti. Fu lo sconvolgimento epocale della “Morte Nera” (era la peste, non una trovata di George Lucas) a provocare l’invocazione alla Vergine perché si facesse protettrice nel pericolo e compagna nell’istante estremo:

Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.

Nella sua opera “Il primo amore del mondo”, mons. Fulton J. Sheen, descrisse così il portato di questo contributo:

In tale frase si parla di due momenti decisivi della nostra vita: ora e nell’ora della nostra morte. Ciò suggerisce un grido spontaneo del popolo in un tempo di grande calamità. La morte nera, che falcidiò l’Europa eliminando un terzo della sua popolazione, incitò i credenti a implorare la santa madre di Dio per trovare protezione in ore in cui la morte minacciava di visitare chiunque in ogni istante.

La preghiera ha conosciuto diverse varianti, nel lugubre periodo, ma la sua forma canonica è stata stabilizzata con la ricezione e la pubblicazione nel Catechismus ad Parochos del Concilio Tridentino. La preghiera che conosciamo oggi è stata inclusa nel Breviarium Romanum del 1568. Nei momenti di grande sofferenza, i cristiani si sono sempre rivolti alla Vergine Maria, sperando di trovare in lei sollievo e ristoro.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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