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La scintilla del lunedì – Vorrei ridere come non avessi mai pianto

SCINTILLE, COVER, SMILE

Austin Wade | Unsplash

Annalisa Teggi - pubblicato il 07/09/20

Cos'è quel groppo in gola che resta anche nei momenti in cui siamo felici? È nostalgia dell'innocenza ed è desiderio del Paradiso.

A volte una buona dritta arriva da chi meno te lo aspetti. E mi è capitato qualche giorno fa.

«Voglio ridere come non avessi mai pianto» canta Gue Pequeno. E direi proprio che non è un personaggio che gode della mia stima, anzi. Eppure mi ha colpito sentire alla radio questa frase, casualmente. Ed è clamoroso quando accade che, proprio la voce di chi è ai nostri antipodi, gridi qualcosa di così decisivo da renderci improvvisamente vicinissimi. Non so se sia un’intuizione sincera di Gue Pequeno o se abbia preso l’idea da altri, poco importa.

Importa molto ciò che dice. Vorrei poter provare la gioia di chi non ha mai conosciuto la ferita del dolore. E che significa? Vuol dire che noi desideriamo l’innocenza, quella purezza di sentire con pienezza una soddisfazione che è felicità senza amaro in bocca, senza inciampi, errori e senza timore che finisca. Desideriamo quel Giardino in cui Dio ci pose. E desideriamo il Paradiso, siamo in cammino per arrivare lì dove la gioia non avrà più cicatrici.

Qui sulla terra noi sentiamo la ferita del peccato. Sì, peccato sembra una parola così scandalosa per i moderni ed è invece concreta quanto una patata (diceva Chesterton). Ed è quell’ombra, quel peso, quel respiro rotto che ci sono compagni ogni giorno. Questa terra è una valle di lacrime, ma dirlo non significa ridursi a stare a schiena curva e in preda a una depressione cupa. Qui e ora i momenti di gioia che proviamo sono un anticipo sfuocato di una pienezza eterna e incandescente. Qui e ora ridiamo sinceramente a volte, ma c’è un nodo che resta lì nel groppo della gola. E’ la sfida tra buio e luce quella in cui siamo immersi, ed è un’occasione non una punizione. Qui e ora brucia un desiderio che chiede che tutti i nostri pianti siano consolati.

E c’è un momento in cui Dio ci permette di gustare un briciolo di ciò che vuol dire poter ridere senza aver mai pianto. Udite, udite … è quell’esperienza così indescrivibile chiamata Confessione. Lì, dentro l’incontro con il perdono, tutto di noi viene ripulito ed è una vera rinascita: sempre Chesterton diceva che si entra nel confessionale da vecchi e si esce come bambini che hanno 5 minuti di vita. E’ un assaggio di innocenza ritrovata, è la promessa che non sarà solo un sogno poter godere di una vera risata senza più cicatrici.

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