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Lorenza Longo, avvelenata e guarita miracolosamente a Loreto

Beata Maria Lorenza Longo

Cappuccine33.it

Maria Paola Daud - pubblicato il 09/11/20

Quando il sacerdote pronunciò le parole “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua”, sentì una mano che le passava sulle gambe...

La Beata Maria Lorenza Longo è stata una moglie, madre e monaca eccellente. Nata a Lerida nel 1463 in una famiglia nobile, si sposò molto giovane con Ioannes Llonc.

Si dedicò molto alla famiglia e alla casa. Teneva sempre ben presenti i valori cristiani, al punto che era quasi impossibile che non regnasse la pace in un ambiente in cui c’era non solo armonia dei cuori, ma anche benessere economico.

Un giorno, però, quella pace e quella felicità vennero interrotte in modo inaspettato. Una delle domestiche della casa, che non tollerava i rimproveri della sua “padrona”, dovuti al fatto che spesso non si comportava nel modo corretto, decise di sfogare il suo risentimento mettendo del veleno nella tazza di Lorenza.

La povera Lorenza Longo sentì subito dolori atroci e fu presa dalle convulsioni. I medici riuscirono a salvarle la vita, ma rimase paralizzata, avendo da quel momento in poi bisogno di molte cure.

Nell’autunno del 1506, suo marito venne inviato a Napoli da Fernando il Cattolico perché lo assistesse in alcuni compiti.

Lorenza era indecisa sul fatto di accompagnare il marito per via delle sue condizioni, ma alla fine decise di partire con tutta la famiglia. Tre anni dopo dovette affrontare la perdita del marito.

Spinta da presentimenti misteriosi, decise di visitare la Casa di Loreto, dove assistette con devozione alla Messa. Quando il sacerdote pronunciò le parole “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”, Lorenza sentì una mano che le passava sulle gambe.

Provò un bisogno irrefrenabile di alzarsi, muoversi e camminare come una persona sana, cosa che non faceva ormai da anni.

Si abbandonò poi a un grido intenso, ringraziando Dio e la Vergine per la misericordia esercitata nei suoi confronti.

A Loreto decise di vestire l’abito del Terz’Ordine francescano per esprimere la sua ferma intenzione di una vita con una maggiore intensità spirituale in modo ancor più tangibile.

Tornata a Napoli, si dedicò immediatamente alle opere di carità, soprattutto assistendo ai malati dell’ospedale San Nicola.

Nel 1519, sotto l’ispirazione del notaio genovese Ettore Vernazza, costruì l’Ospedale di Santa Maria del Popolo, noto come Ospedale degli Incurabili.


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Prestava assistenza ai poveri malati colpiti dal cosiddetto “mal francese”, abbandonati al proprio dolore sfigurati e mutilati come lebbrosi.

Nel primo decennio del Cinquecento, la prostituzione era aumentata sensibilmente a Napoli. Madre Lorenza decise di dedicarsi anche a questa emergenza, costruendo nel 1526 una casa per prostitute pentite accanto al complesso ospedaliero, il “Monastero delle Pentite”.

Il suo grande cuore aperto alla carità non aveva fine. Nel 1530 accolse i Frati cappuccini e costruì per loro il convento di Sant’Eframo Vecchio. Tre anni dopo accolse San Gaetano, che divenne il suo direttore spirituale.

Nel 1535 fondò sotto la guida del santo un ordine chiamato “Suore del Terz’Ordine di San Francesco secondo la Regola di Santa Chiara”.

Il 10 dicembre 1538, Papa Paolo III confermò l’erezione della nuova fraternità di donne sotto il governo di Santa Chiara “observata strictissime”.

Il numero di monache che dovevano appartenere all’ordine venne stabilito in 33, per cui il monastero è sempre stato chiamato “delle Trentatré”.

Maria Lorenza Longo morì nel 1542. La sua riforma cappuccina femminile si è estesa in Italia, Spagna e Francia, arrivando poi al Nuovo Mondo con fondazioni in America Centrale e Meridionale.

Fonte: cappuccine33.it

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