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90enne in terapia intensiva chiede di privilegiare i più giovani, è salvo!

OLD MAN WITH MASK,

Ramann | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 16/11/20

"Dottore, ho fatto tutto quello che volevo nella vita, ho 90 anni, lasciami andare”. Ma Giuseppe Vallo lo ha ha incoraggiato a tenere duro e combattere.

Le cronache di questo anno terribile ci raccontano dei tanti anziani che si ammalano di Covid-19, la gran parte dei quali purtroppo non ce la fa a superare la malattia. Quella di domenica ci restituisce invece un po’ di speranza con la vicenda del 90enne ricoverato dal 1 Novembre presso il Cof Lanzo Hospital ad Alta Valle Intelvi, ai confini con la Svizzera, e dimesso guarito dopo due settimane.

90enne con il Covid-19: “lasciami andare”

Appena giunto in ospedale l’anziano, resosi conto di quanti pazienti più giovani di lui fossero presenti in reparto, ha chiesto – di fronte al casco CPAP (acronimo inglese che indica la ventilazione meccanica a pressione positiva continua, Ndr) e stringendo la mano al medico – di non sprecare tempo ed energie per il suo caso.


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Hai la stessa età di mio padre

Ma Giuseppe Vallo, responsabile della Riabilitazione Respiratoria del nosocomio trasformato per buona parte in reparto Covid, lo ha incoraggiato a tenere duro e combattere, come racconta lui stesso sulla sua pagina Facebook con un post sotto forma di lettera rivolta al 90enne ora guarito dal Covid-19, che ha scoperto essere coetaneo di suo padre.

Il secondo giorno l’ossigenazione era così bassa che ho dovuto metterti un casco cpap con una percentuale di ossigeno del 100% (considerate che quello che respiriamo è il 21%). Mi hai stretto la mano e mi hai detto: “dottore ho fatto tutto quello che volevo nella vita ho 90 anni lasciami andare”. Il tuo sorriso e la tua dignità mi hanno stretto il cuore così forte che mi sembrava che fossi io quello a cui mancava l’ossigeno. (Ansa.it)

Le parole del medico al 90enne malato di Covid-19

Così è cominciata la battaglia combattuta in due, con il cuore di entrambi e il sapere del medico.

Sono riuscito a farti vedere con un telefono – prosegue il sanitario – i tuoi parenti, gli infermieri si sono presi cura di te, tutti hanno fatto con amore il loro lavoro, gli addetti alle pulizie hanno sempre pulito la tua camera e dopo 15 giorni ti abbiamo tirato fuori dalla camera intensiva, bello come prima… hai ripreso a camminare, con l’aiuto super dei nostri fisioterapisti. (Ibidem)

Grazie, perché ci dai la speranza e la voglia di continuare

E quando è arrivato il momento per il paziente 90enne salvato dal Covid-19 di lasciare l’ospedale e far posto ad altri colpiti dal virus:

Ci hai ringraziato così tante volte – conclude il responsabile del reparto – ma, la verità è che noi dobbiamo ringraziare te perché tu ci dai la speranza e la voglia di continuare ogni giorno a lottare: noi abbiamo salvato te e tu hai salvato noi… E io mentre ti accarezzavo la testa per farti coraggio ho visto mio papà e il mio adorato nonno sorridere… Grazie

GILDO CIAFFONI,

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Una storia a lieto fine che ci aiuta anche a scacciare i fantasmi che nei giorni scorsi hanno agitato le coscienze dei medici e di riflesso quelle di tutti noi: il terribile rischio di dover decidere chi salvare di fronte ad numero di pazienti gravi superiore alla recettività delle terapie intensive, benché molto potenziate nei mesi scorsi.

La consapevolezza di questa tremenda eventualità deve richiamarci all’impegno personale di assumere i comportamenti più rigorosi per limitare al massimo la circolazione del virus, e fare in modo che la frase pronunciata da questo paziente 90enne non sia rivolta a nessuno per giustificare di doverlo abbandonare al suo destino senza poter fare tutto il possibile per difendere la sua vita.

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