L’impasto della torta
Mi ricordo quando mamma versava l’impasto della torta nella teglia e io, piccola piccola, ero lì in attesa, sperando che ne rimanesse attaccato il più possibile alla ciotola, aspettando il momento topico: la spatolatura.
Finita la spatolatura, la ciotola solitamente tornava come nuova, a meno che mamma non avesse ecceduto con il pizzico di sale.
Una goduria celeste. Una beatitudine assaporata, fermata per un istante, a volte un po’ più, nell’attesa che la torta fosse pronta. Nell’attesa della gioia più grande, quella finale, la gioia reale.
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Anticipi di Cielo
Ecco, oggi penso alla dolcezza di quell’impasto come ai miei pezzetti di Cielo in terra, quelli che Dio ha deciso di farmi assaporare prima del Tempo, perché io restassi, perché io non prendessi un’altra strada, affranta dalla noia, dalla delusione o magari dai dubbi (guai se non venissero a galla). Affinché io fossi certa che il Cielo esiste ed inizia già qui sulla terra.
I miei piccoli assaggi celesti, il mio spatolare quell’impasto dolcissimo. Non gioie umane, non soddisfazioni, non pace e serenità zen, ohm. Perché esiste una gioia fatta di terra, bellissima anch’essa, ti accende, ti pervade, sembra imperitura, ma al primo intoppo sbiadisce, alla prima arrabbiatura viene cancellata, quasi come se mai l’avessi davvero provata, davvero toccata. Tutto torna come l’attimo prima.