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L’arcivescovo di Mosul mette in guardia sugli islamisti radicali in Europa

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John Burger - pubblicato il 01/12/20

La Turchia trattiene i rifugiati violenti finché non è politicamente conveniente spedirli sul continente, dice un nominato al Premio Sakharov

Un leader cristiano nominato per il Premio Sakharov 2020per la Libertà di Pensiero ha messo in guardia l’Europa su un islam sempre più radicale nel continente europeo.

“Abbiamo perso tutto in Iraq e in Medio Oriente, e non voglio che in Francia e in Europa accada lo stesso”, ha affermato l’arcivescovo Najeeb Michaeel (noto anche come Najib Mikhael Moussa) di Mosul (Iraq), in un’intervista rilasciata a Solène Tadié del National Catholic Register.

L’arcivescovo Michaeel è stato uno dei cinque nominati al Premio Sakharov, che prende il nome dal medico e dissidente politico sovietico Andrei Sakharov. Il riconoscimento, che rende onore a individui e organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali, verrà conferito il 16 dicembre.

Michaeel ha colto l’opportunità della sua nomina per mettere in guardia “con vigore” il Parlamento Europeo contro “una forza oscura” in Europa “rappresentata dalle persone che sono lontane da Dio, lontane dall’umanità e da qualsiasi cosa costituisca l’essenza della religione”.

Il presule ha dichiarato che nei suoi viaggi recenti ai campi di rifugiati in Turchia ha visto “molte migliaia di jihadisti infiltrarsi nel cuore delle famiglie che cercano di raggiungere l’Europa”. La Turchia “trattiene tutte queste persone sapendo che aprirà le porte quando vorrà”, ha aggiunto. “Il problema dei migranti non è solo umanitario, ma politico. Viene usato a scopi politici”.




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L’obiettivo degli attacchi recenti

Riferendosi alla recente violenza jihadista in Francia e altrove, come nel caso della decapitazione di un insegnante in un sobborgo di Parigi e dell’uccisione di tre persone nella cattedrale di Nizza, l’arcivescovo ha affermato che ci sono Paesi che “vogliono invadere e destabilizzare il sistema politico e dei diritti umani in Europa”, e la religione viene usata a questo scopo “perché è il modo più semplice di ‘confezionare’ le azioni politiche”. L’obiettivo di chi è coinvolto in questo tipo di violenze, ha spiegato, è destabilizzare i Paesi occidentali a livello di sicurezza, di modo che l’islam si diffonda più facilmente.

L’arcivescovo Michaeel ha esortato gli Europei a sradicare l’islam radicale perché “non può adattarsi a un Paese come la Francia, i cui tre princìpi fondamentali sono Libertà, Uguaglianza e Fraternità”.

Gli jihadisti, ha spiegato, sono guidati da una parte del Corano – i testi noti come sure di Medina –, “che esortano alla creazione di un’unica umanità, unita da una sola religione”. Purtroppo, ha detto, le sura di Medina hanno prevalso sulle sura della Mecca, che includono passi come “Chiunque uccida un essere umano ha ucciso tutta l’umanità” o obbligano i musulmani a rispettare la religione altrui.

“La maggior parte dei musulmani in Europa fa riferimento solo ai testi di Medina come base per l’integrazione, ma in sé no sono più validi, perché non si potrebbe vivere in base a questi precetti nella maggior parte dei Paesi d’origine, dall’Arabia Saudita all’Egitto. I Fratelli Musulmani, ad esempio, rifiutano totalmente questi precetti”.

Quando Michaeel, che ha 65 anni, è cresciuto a Mosul, la sharia non veniva applicata davvero e il 90% delle donne non indossava il velo, ma ora le ideologie dannose stanno tornando e si stanno diffondendo molto nelle scuole, perfino in Europa.

“E noi lasciamo fare”, ha lamentato. “Queste reti fanatiche non potrebbero fiorire se i vari Paesi europei applicassero le leggi”.




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Essere accoglienti ma attenti

Anche se l’Europa dovrebbe mantenere il suo atteggiamento cristiano di accoglienza dello straniero con la carità, ha affermato, bisogna “tenere gli occhi aperti ed essere realistici”.

“Dobbiamo combattere queste ideologie attraverso l’educazione e la giustizia, aiutare i musulmani a liberarsi da queste perché sfigurano il nome di Dio. I terroristi hanno il proprio Dio, che non è il nostro”.

Alcune leggi in Europa devono essere cambiate di modo che chi non si adatta ai costumi del Paese ospite possa essere rispedito in quello d’origine. “Se i loro Paesi non li rivogliono, prova che sono terroristi”, ha concluso il presule. “In questo caso devono essere tagliati fuori dalle loro famiglie o da qualsiasi cosa abbia promosso la loro radicalizzazione e devono invertire il processo di lavaggio del cervello a cui sono stati sottoposti con dei programmi di riabilitazione. È l’unica soluzione per proteggere le popolazioni europee”.

Michaeel ha concordato sul fatto che il rifiuto da parte della maggioranza delle società europee delle proprie radici cristiane accentui il problema.

“L’Europa ha commesso l’errore di tagliarsi fuori dalle proprie radici culturali e spirituali, e questo l’ha indebolita”, ha dichiarato. “Un albero senza radici a nutrirlo non potrà che seccarsi”.

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