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La cella 21 di Auschwitz riporta ancora un’incisione del Sacro Cuore

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J.P. Mauro - pubblicato il 07/06/21

Le incisioni sul muro sono toccanti e ispiratrici almeno quanto un capolavoro di Caravaggio

L’arte cattolica ha svolto molte funzioni nel corso della storia, dall’educazione alla fede all’ispirazione spirituale.

Le opere d’arte più famose e apprezzate, ad ogni modo, impallidiscono di fronte a una semplice incisione su un muro di un campo di concentramento nazista. Anche se non è a colori e la definizione non è ottimale, si tratta dell’opera che un artista ha realizzato nel suo momento di massima disperazione, ed esprime la speranza e la fiducia in Cristo di fronte al terrore e alla disperazione che i campi volevano instillare nelle loro vittime.

Nel tragico campo di Auschwitz non sono certo mancate storie ispiratrici di perseveranza cattolica di fronte alla persecuzione. È lì che San Massimiliano Kolbe si è sacrificato per salvare un ebreo, che è poi sopravvissuto e ha partecipato alla beatificazione del sacerdote. L’esempio di San Massimiliano ha ispirato e ispirerà ancora la devozione di intere generazioni.

Le incisioni

Dietro l’angolo della cella in cui San Massimiliano Kolbe è andato incontro al suo destino c’è un altro esempio della pervicacia della fede cattolica. Lì, nella cella 21, ci sono due incisioni: il Sacro Cuore di Gesù e la Crocifissione.

Suor Kathy DeVico, badessa del monastero di Redwoods, identifica l’artista come Stephan Jasienski, secondo tenente delle Forze Armate polacche. Jasienski, prigioniero di guerra, ha inciso quelle immagini usando le proprie dita. È morto ad Auschwitz nel 1944, ma la sua proclamazione della fede è ben visibile ancora oggi.

“Cos’ha impedito al cuore di Stephen di indurirsi per l’amarezza?”, ha chiesto la badessa. “Cosa gli ha impedito di odiare i suoi nemici? Chiaramente la sua preghiera, il suo obiettivo, mentre sedeva nella sua cella delineando quell’immagine con il dito, era far sì che il suo cuore diventasse simile a quello di Cristo. Il cuore di Gesù è immagine del nostro cuore più vero… Forse Stephan ha trovato il suo cuore attraverso quello di Cristo”.

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