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Due suore e 150 chilometri per chiedere vocazioni

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Giovanna Binci - pubblicato il 11/08/21

Sono partite da Lisbona e in cinque giorni sono arrivate a Fatima a piedi. L'impresa "slow" di due suore portoghesi per chiedere vocazioni in questo mondo che non si ferma più ad ascoltare Dio.

La fede è un cammino e c’è qualcuno che macina tipo trenta chilometri al giorno. Insomma, il mio contapassi fa fatica ad arrivare a quattrocento e se è un risultato penoso dal punto di vista fisico, meglio che non faccio vedere alle suore del Sacro Cuore di Maria il conteggio giornaliero delle preghiere. 

Oggi ha ancora senso andare piano?

Queste due religiose sono partite da Lisbona insieme a un laico il 21 luglio scorso percorrendo i centocinquanta chilometri che le separavano dal santuario della Madonna di Fatima in cinque giorni

Nel 2021 camminare è cool solo se hai il leggings giusto, uno smart watch che misura battiti cardiaci e calorie consumate e la fascia in spugna colorata raccogli sudore. Teresa Nogueira e Conceicao Pereira, bastone in mano e zaino in spalla, hanno un obiettivo molto più “salutista“, non solo per il corpo, ma anche per l’anima.

Ecco perché, oltre alle barrette energetiche e ai Gatorade ricchi di sali minerali, le due suore hanno portato con loro qualcosa di davvero essenziale: un rosario. Il vero immancabile kit di emergenza spirituale (comunque, può aiutare insieme a gelo istantaneo e bende, anche in caso di slogatura della caviglia!). Sul loro account Instagram le si vede camminare e pregare: il bello del rosario è che, anche se si suda poco, si fanno chilometri nella fede (e il contapassi muto)! 

Il vero viaggio

Peregrinare non è solo camminare nel senso di mettere un piede davanti all’altro. È allenare il cuore alla gratitudine per la bellezza che ci circonda, è esercitarsi allo stare nella fatica con lo sguardo sull’arrivo. È donare tempo e sudore per qualcosa non solo per noi stessi e per apparire più fit

Peregrinare non è solo vagare. Se pure la meta geografica può non essere definita o possiamo non raggiungerla, il pellegrino, ciò che cerca, lo ha già nel cuore. 

Peregrinare non è mai solo un viaggio verso qualcuno, ma con qualcuno. Basta riconoscerlo, mentre ci cammina di fianco, come a Emmaus

Ecco perché anche nel nostro velocissimo 2021 ha ancora senso rallentare e partire come i pellegrini medievali. C’è qualcosa che solo il cammino può dare. Ancora oggi.

Dio è nella lentezza

Occorre riprendersi quel tempo lento, in cui è possibile dare attenzione alle piccole cose che non fanno rumore. Come a quel “vento leggero” di cui parla la scrittura, che e la voce di Dio che chiama e dà sollievo all’anima. Proprio come la brezza fresca che si alza e ti sfiora il viso mentre cammini.

Queste due suore non potevano dare spunto più bello se non un pellegrinaggio a tappe, per ricordare ai giovani di andare “slow” e cogliere magari un richiamo che ha il loro nome: la vocazione.

Si parte per dire grazie, si torna grati!

Il pellegrinaggio è molto più che una semplice “esperienza”. È qualcosa che rende tangibile e più chiaro quel cammino difficile che è la vita. Tra strade di polvere, sole rovente, scarpe strette ci accorgiamo di non essere soli. Che la meta ci aspetta ed è reale, ma non si possono prendere scorciatoie

Si parte per dire grazie, come queste  due suore che volevano mostrare la riconoscenza per i 150 anni della fondazione del loro ordine, ma si arriva grati, per tutto quello che ci è stato dato e rivelato per strada. 

Si parte per chiedere, come Teresa e Conceicao che hanno pregato per nuove vocazioni, ma quando vedi in lontananza la meta che si fa sempre più vicina, ti accorgi che comunque vada, quella fatica è valsa la pena. Qualcuno la prenderà e saprà centuplicare il nostro sacrificio come ha fatto con la gioia nel nostro cuore lungo il percorso.

Troveremo buche, deviazioni, vesciche, ma anche acqua fresca, risate e amici. E sarà bello trovarsi tutti insieme al traguardo della vita.

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