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“Ho fatto pace” Hugh Jackman abbraccia la mamma che lo abbandonò

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Hugh Jackman | Instagram

Annalisa Teggi - pubblicato il 25/08/21

Per tanto tempo i coltelli di Wolverine sono stati piantati nella sua anima. Diventando padre ha scoperto che i genitori sono fragili e da questa fessura ha recuperato il rapporto con sua madre.

L’istante in cui dici “Mamma”

Un’immagine vale più di cento parole. Nella notte dei tempi dev’essere stata questa l’idea all’origine del social delle fotografie, Instagram. Ed era una gran bella idea, solo che ora ci solo i Reel e le dirette, i neuroni impazziscono a concepire didascalie così sofisticate e acchiappa like. Non ci fidiamo più degli Istanti, vogliamo parlarci sopra.

Hugh Jackman è ritornato all’origine, ha messo una foto e basta. E quell’istante vale così tanto che l’unica didascalia possibile era un monosillabo: mum (mamma). Dietro c’è il viaggio lunghissimo di un uomo che per arrivare a pronunciare la parola più facile del mondo ci ha messo una vita e rabbia e dolore.

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Hugh Jackman: “Mio padre pregava Dio ogni sera che mia madre tornasse”

Una depressione post parto non diagnosticata, è questa ferita che ha separato per tanto tempo Hugh Jackman da sua madre Grace Mc Neil. Vivevano in Australia, ma quando Hugh aveva appena 8 anni lei partì per l’Inghilterra per farsi curare. Mise oceani di distanza tra sé e un bambino piccolo che capì solo di essere stato abbandonato. L’attore di X-Men lo ricorda così:

Mi ricordo del giorno in cui se ne andò, sono assurdi i dettagli che ti restano dentro. Ricordo che aveva un asciugamano attorno alla testa e disse ‘addio’, deve essere stato proprio il modo in cui disse ‘addio’.

Poi andai a scuola e poi tornai a casa, e non c’era nessuno. Il giorno dopo arrivò un telegramma dall’Inghilterra. Mamma era là. Ecco come andò. Non penso che lei abbia mai pensato per un secondo che sarebbe stato per sempre – rammenta Hugh – penso che lei si sia detta: “Ho solo bisogno di andarmene, poi tornerò”. Ogni sera mio padre pregava Dio che lei tornasse.

Da People

Ancora una volta sono gli istanti a piantarsi nella memoria di un bambino. Forse le spiegazioni sarebbero state incomprensibili: come si fa a spiegare a tuo figlio che metterlo al mondo ha generato un cataclisma nel corpo e nella mente?

Stiamo parlando di 40 anni fa, la depressione postparto era un tema ancora tabù. Il fatto che non fu diagnosticata comportò nella madre di Hugh Jackman un radicarsi del malessere, un aggravamento psichico col passare degli anni. No, non è un semplice malumore che poi passa. Rode e correde. E’ terremoto sentirsi fragili e a pezzi proprio quando sei madre e dovresti essere pronta, forte, solare. Un bambino non è chiamato a capire tutto questo. Ma nell’assenza di una madre si alimenta un vulcano interiore, pronto a esplodere.

I coltelli affilatissimi di Wolverine

Onora il padre e la madre non è una regola imposta dall’esterno. E’ questa la cosa strana e benedetta dei comandamenti: non impongono, ma ci rendono consapevoli di ciò che è scritto nel nostro cuore da Dio. I comandamenti sono la conferma di come siamo fatti.

E cosa succede quando un genitore non viene onorato, anche per ragioni che siamo pronti a giustificare? Succede che non si può fare a meno di negare quello che è scritto dentro. Se finisco per odiare mia madre o mio padre, allora odio anche me stesso. Perché non c’è alternativa. Non esiste una trama di vita in cui ci si sfoga contro genitori inadatti o assenti e poi si sta bene.

I coltelli affilatissimi di Wolverine, che fanno a pezzi chiunque, fanno male prima di tutto a Wolverine perché spuntano dalla sua carne. C’è stato il tempo di una rabbia incontrollata nella vita di Hugh Jackman ed esplose durante l’adolescenza:

Ci fu questa tempesta perfetta di ormoni ed emozioni – spiega – e questo non l’ho mai raccontato: ricordo solo che a scuola avevamo quegli armadietti di metallo e, chissà per quale ragione, forse per scherzare, ci davamo le testate finché non si ammaccavano. Come a dire: chi è il più duro e pazzo?

Lo sport diventò una valvola di sfogo per la frustrazione. Giocando a rugby tutta la mia rabbia veniva fuori, quella rabbia che io identifico con quella di Wolverine. Se durante una mischia venivo colpito, esplodevo in una rabbia incontrollata. […] La rabbia era venuta fuori nel momento in cui mia madre se ne andò, ero un bambino timoroso che si sentì impotente.

Da People

Hugh Jackman: avere dei figli aiuta a riconciliarsi coi genitori

Oggi Hugh Jackman è un attore affermato e padre. Non è solo Wolverine ma è stato anche il Jean Valjean de I Miserabili. E non c’è personaggio della letteratura che meglio incarni la rivoluzione del perdono. Il perdono e la misericordia hanno una grammatica chiara: il complemento oggetto viene prima del soggetto. Dobbiamo essere perdonati, per poter essere capaci di perdono.

L’ipotesi che esista un’altra via rispetto alla legge del “occhio per occhio e dente per dente” balugina quando qualcuno ci guarda oltre le nostre colpe. La crisi di Valjean – dell’uomo che odia il mondo perché il mondo lo ha sempre odiato – accade di fronte all’abbraccio del vescovo Myriel.

Ed è un ‘caso’ meraviglioso che la vita di Hugh Jackman sia stato proprio un copione di realtà che da Wolverine si è incamminato verso Valjean, da uomo coi coltelli a un uomo che ha abbracciato e perdonato la madre che lo abbandonò.

Penso che avere dei figli mi abbia fatto guadagnare un altro livello di empatia e comprensione. […] Arriva un certo momento della vita in cui la smetti di accusare gli altri per come ti senti o per quello che non è andato bene.

Da People

L’ultima istantanea che abbiamo è questo abbraccio tra Hugh e sua madre, sorridenti. Un incontro tra due adulti che si guardano in faccia senza ignorare il silenzio e il dolore che per tanto li ha tenuti separati. Non c’è molto da commentare, in effetti. Se non che il viaggio per dire “Mamma” coincide con quello di ogni uomo a scoprire chi è davvero.

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