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L’importanza della fede per l’essere umano

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Vanderlei de Lima - Igor Precinoti - pubblicato il 17/09/21

Alcuni studi di Medicina si sono volti alla religiosità

Dopo molto tempo di convinzioni meramente razionaliste o tecniche, alcuni anni fa gli studiosi di Medicina si sono volti alla religiosità – anche se in realtà in modo piuttosto vago e generico – come mezzo per aiutare i propri pazienti.

Un breve esempio è quello del geriatra e psichiatra statunitense Harold Koenig, direttore del Centro per lo Studio della Religione/Spiritualità e Salute dell’Università di Duke, nel North Carolina, e autore del Manuale di religione e salute: revisione di un secolo di ricerche.

Vale la pena di citare alcuni passi dei suoi scritti, perché sono le parole di un uomo di scienza e di fede che sembra vedere l’essere umano come un tutt’uno, ovvero un essere che ha bisogno delle cure tecniche dei medici, ma anche della spiritualità nella vita quotidiana, soprattutto nei momenti difficili che tutti dobbiamo affrontare.

Quando gli è stato chiesto se sia sempre stato un uomo di fede, il dottor Koenig ha detto di no: “Solo dai 33 anni, quando ho affrontato situazioni difficili e ho cercato conforto nella religione, che mi ha aiutato a superare problemi fisici ed emotivi. E oggi sono sempre più religioso. Negli ultimi due anni ho perso i miei genitori, e affronto la questione molto più tranquillamente avendo fede”.

A suo avviso – e sulla base di studi realizzati a Durham, in North Carolina, e in altri centri di ricerca statunitensi e canadesi –, la religione aiuta le persone a vivere di più, perché hanno una salute migliore e superano più facilmente le malattie che le colpiscono. Chi frequenta un culto religioso almeno una volta a settimana, dice il geriatra, guadagna in media setta anni di vita.

Interpellato sul fatto che ci siano ancora molti medici scettici, ha risposto che la questione non sembra essere relativa al fatto di avere fede o di smettere di averla, perché questo sarebbe andare contro la scienza che tanto difendono, ma a come avvalersi della fede a favore dei pazienti. Il medico, secondo lui, non deve “prescrivere” la fede, ma solo parlarne se il paziente è predisposto a saperne di più.

La preghiera di terze persone, poi, aiuta sempre il malato, se non a livello di guarigione fisica, almeno a prepararsi per sentirsi più in grado di affrontare le avversità della malattia nella sua vita. C’è chi ha fiducia nel proprio medico o nel farmaco, il che è senz’altro positivo, ma né il professionista della salute né il farmaco è un dio. Entrambi possono essere limitati, mentre la forza del vero Dio è infinita.

“Quando ho iniziato a esercitare la Medicina”, ha aggiunto Koenig, ho notato che le persone religiose, soprattutto anziane, sembravano più sane e rispondevano meglio ai trattamenti, e avevano un maggior benessere e un atteggiamento più positivo nei confronti della vita. Ho deciso allora di studiare i rapporti tra religione/spiritualità e salute” (Pergunte e Responderemos n. 540, giugno 2007, p. 246-247).

Il Jornal do Brasil ha affermato il 05/06/03, p. A5: “La medicina inizia a includere sempre più nelle sue pratiche lo strumento della spiritualità nella cura dei pazienti, usando a favore del malato la sua convinzione in una religione o la ricerca di un approfondimento spirituale attraverso altri cammini che non siano quelli religiosi. Il cambiamento risponde alla domanda dei pazienti di un trattamento che contempli la sua salute nella sua dimensione più ampia, includendo il rispetto per il suo lato spirituale. Gli studi hanno dimostrato che le persone religiose presentano il 40% di possibilità in meno di soffrire di ipertensione, hanno un sistema immunitario più forte, vengono ricoverate meno spesso, si riprendono più rapidamente e tendono a soffrire meno di depressione quando sono indebolite dalle malattie”.

Al termine di questi dati citati senza commenti, vorremmo che fosse chiaro quanto segue: la religione, come dice il suo nome, vuol dire legare di nuovo l’essere umano aDio in vista della vita eterna, la sua finalità principale. In secondo luogo, come si è visto, aiuta le persone a vivere meglio la quotidianità. È la fede incarnata nella realtà umana: piedi a terra e testa in cielo.

Vanderlei de Lima è eremita della diocesi brasiliana di Amparo; Igor Precinoti è medico, ha un titolo post-lauream in Medicina Intensiva, è specializzato in Malattie Infettive e dottorando in Clinica Medica presso la USP.

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