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Le ostetriche danno molto fastidio ai Talebani e il popolo le sostiene

MIDWIFE, AFGHANISTAN

solmaz daryani | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 11/10/21

Negli ultimi 20 anni grazie alle ostetriche il tasso di mortalità dei neonati e delle loro madri si è ridotto clamorosamente. Per i Talebani sono presenze scandalosamente problematiche che hanno seminato una cultura della vita più forte del terrore.

Le ostetriche, una presenza che si è radicata in Afghanistan

Siamo stati tutti pronti a condannare la gestione della ritirata dall’Afghanistan, all’indomani del ritorno al potere dei Talebani lo scorso agosto. Per quanto il nation building dell’Afghanistan sia stato un progetto pieno di gravi lacune e mancanze, negli ultimi 20 anni sono stati piantati dei semi che non riescono a essere sradicati anche dal più estremista dei poteri.

Dal 2001 a oggi una delle presenze che ha avuto il tempo di cambiare il volto del paese, villaggio per villaggio, è stata quella delle ostetriche. Un segno di vita tangibile e rivoluzionario, una cura della persona a cui il popolo afghano non è più disposto a rinunciare.

Vent’anni fa, quando i Talebani furono cacciati dal potere, c’erano poco più di 400 ostetriche in tutto l’Afghanistan, oggi sono circa 15 mila. E sono donne che hanno svolto un percorso di studi appropriato alla professione. L’Afghanistan era ritenuto uno dei paesi più pericolosi dove nascere, ma grazie all’investimento sull’educazione delle ostetriche le morti di madri e neonati si sono radicalmente ridotte:

Il tasso di morti neonatali è precipitato da 1600 casi su 100mila nati vivi nel 2002, a 638 nel 2017.

Da BBC
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Si tratta di uno scenario ancora drammatico, ma i dati sono molto incoraggianti. Tutto ciò rischia di essere compromesso gravemente perché uno dei primi bersagli dei Talebani è stato proprio il sistema sanitario:

Non appena le truppe straniere hanno cominciato a ritirarsi, i Talebani si sono subito impegnati a congelare i contributi stranieri che sostenevano gran parte del sistema sanitario dell’Afghanistan.

Ibid

“Alla nascita e alla morte ci pensa Dio”

Per le ostetriche che operano su tutto il territorio afghano è un tempo difficile. Sono prese di mira in modo diretto e violento. Rispondono alle chiamate delle pazienti, escono di casa temendo per la propria incolumità. Una di loro ha dato la sua testimonianza a The Christian Scienze Monitor, raccontando di come un gruppo di Talebani armati abbia fatto irruzione nella clinica dove lavora:

“La società non ha bisogno delle ostetriche, perché la morte è nelle mani di Dio e solo Dio può salvare la vita delle madri” le ha urlato contro il comandante dei Talebani, questo è quanto testimoniato da un’ostetrica della provincia di Paktika che ha chiesto di restare anonima.

Da The Christian Science Monitor

Ma ben prima del ritorno al potere, i Talebani avevano già dimostrato di ritenere gli ospedali dove si nasce un bersaglio privilegiato. Il 12 maggio del 202o un attentato a Kabul prese di mira una clinica di Emergency con madri in attesa e neonati. Una delle ostetriche presenti ricorda così quel giorno:

In Afghanistan, un reparto maternità è uno dei pochi spazi in cui le donne sono le leader. Gli assalitori sono entrati in un’area in cui a nessun uomo è permesso di accedere. Hanno assaltato il reparto armati di pistole, uccidendo donne incinte, neomamme e neonati. I loro leader saranno molto orgogliosi nel celebrare una vittoria su un esercito di bambini appena nati e di donne che indossano solo camici ospedalieri.

Da Emergency

A quanto pare non ci pensa solo Dio alla morte, ma anche un fanatismo assurdo che chiama nemica la vita stessa.

Un gran brutto dilemma per i Talebani

Mentre la politica internazionale s’interroga su come gestire i rapporti con il nuovo governo di Kabul e si profilano all’orizzonte anni pieni di incognite terroristiche sull’Occidente, la politica interna dell’Afghanistan è un affare molto complesso che può lasciare spazio anche a insospettabili spiragli di speranza.

E il caso delle ostetriche è proprio clamoroso, soprattutto perché mette i Talebani in una posizione scomoda. Queste figure femminili rappresentano un paradosso: sono donne che hanno studiato e, come tali, invise a chi vuole un’applicazione rigida ed estrema della sharia. Eppure proprio la sharia impone che le donne non siano visitate da medici di sesso maschile.

Ma di grande interesse sono le direttive che ordinano a cliniche e ospedali di assegnare alle pazienti solo personale medico femminile. Un’ostetrica, che vuole restare anonima, ha dichiarato alla BBC che un medico è stato picchiato da un Talebano per aver visitato una donna da sola.

Da BBC

Ecco dunque un gran bel dilemma: consentire alle ragazze di studiare medicina per assistere altre donne o continuare a lasciare vulnerabile la cura delle donne, e addirittura impossibile se non sono accompagnate? Forse la sentenza apparentemente apocalittica su Dio che si occupa di vita e morte svela che il regime del terrore ha un nervo molto scoperto e irrisolto nella gestione di un paese che è cambiato da 20 anni a questa parte.

Le ostretriche rappresentano un dilemma per gli jihadisti: l’ostetricia moderna richiede donne laureate che si occupano di un mestiere che salva vita, e di cui hanno bisogno anche le mogli dei Talebani, le loro madri e le loro figlie.

Da The Christian Science Monitor
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La voce del popolo è chiara

La situazione sanitaria dell’Afghanistan è al collasso in tutti i reparti, essendo stati bloccati i contributi economici della comunità internazionale. In molti ospedali pubblici il personale non riceve lo stipendio da agosto. L’orizzonte della pandemia peggiora ulteriormente il quadro della situazione.

C’è chi è molto pessimista a riguardo e teme che i Talebani non si lasceranno scalfire da questo dramma crescente. E la riflessione riguarda anche i reparti maternità:

I talebani hanno bisogno delle ostetriche, o per lo meno ne hanno bisogno le loro mogli e i loro figli. Ma hanno anche dimostrato di avere un tolleranza piuttosto alta alla sofferenza umana. – ha dichiarato Heather Barr [direttore associato del dipartimento dei diritti delle donne e ricercatrice per la vigilianza sui diritti umani in Afghanistan – n.d.r.] – Penso che sia assolutamente plausibile che sostengano: ‘È più importante rafforzare le leggi per limitare la libertà femminile piuttosto che ridurre la mortalità infantile e delle madri’ .

Ibid.

Questa può essere senz’altro una lettura sincera della situazione, che però non tiene conto di una parte in causa assai rilevante. Chi in questi anni ha visto cambiare il volto della propria quotidianità in termini di cura e assistenza sono soprattutto le province afghane, i piccoli villaggi in cui l’incidenza della mortalità neonatale era catastrofica e ha conosciuto un’inversione di rotta benedetta. E’ questa gente che oggi sa che differenza fa la presenza delle ostetriche.

A livello locale si ha notizia di una resistenza al potere coercitivo estremista dei Talebani. Nei villaggi più decentrati dalle grandi città le scuole di ostetricia restano aperte e accessibili alle ragazze. Si negozia con il potere centrale per mantenere aperte le strutture che finora hanno salvato migliaia di vite.

Qualunque direttiva generale deve e dovrà fare i conti con comunità pronte a difendere un bene che ha cambiato la vita reale di tante famiglie. Perché, a differenza delle strategie di morte, la difesa e la cura della vita è capillare e personale, innerva il territorio una casa per volta e getta radici, soprattutto nei cuori di chi diventa pronto a difenderle.

REFUGEES

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