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Perché la Chiesa non proibisce le scene di matrimonio nelle telenovele?

Matrimonio

Leonardo Miranda/Unsplash | CC0

O São Paulo - pubblicato il 17/12/21

P. Cido spiega: la via non è la censura, ma la formazione della capacità di discernimento

Le scene di matrimoni nella finzione sono l’argomento affrontato questa settimana da p. Cido Pereira, che cura una rubrica di domande e risposte sulla rivista O São Paulo, dell’arcidiocesi brasiliana di San Paolo. La lettrice Juraci, di Guarulhos, gli ha inviato questa domanda:

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“Perché la Chiesa non proibisce alle telenovele di mostrare scene di matrimonio?”

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Il sacerdote ha chiarito:

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“La risposta è molto semplice, Juraci. Anche se possiamo criticare la visione spesso distante dalla morale cristiana e altre volte profondamente irrispettosa nei confronti della dignità della famiglia, le telenovele vedono il matrimonio in chiesa con una certa serietà. Per questo, in molte telenovele il matrimonio in chiesa viene mostrato per indicare l’amore di una coppia”.

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Osservando che la vera sfida è costituita non dalle scene di matrimonio, ma dal concetto stesso che si ha dell’impegno matrimoniale, il sacerdote ha proseguito:

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“E visto che nelle telenovele vengono mostrati gesti e parole della celebrazione cattolica del matrimonio, non vedo grandi problemi per chi assiste a questi programmi nel sapere che si stanno inscenando delle nozze e non si tratta di un vero matrimonio, ma solo dell’uso del rituale per raccontare una storia”.

No alla censura, sì alla formazione

Quanto all’idea di “intervento” della Chiesa per proibire scene di quel tipo, p. Cido ha osservato:

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“Penso che quello che dobbiamo avere è una chiave di lettura che ci aiuti a ‘leggere’ le telenovele come finzione e non come realtà. Oltre a questo, Juraci, la censura alla stampa e agli spettacoli non fa bene al Paese. L’abbiamo già vissuta in tempi di dittatura, e la Chiesa è stata vittima dei tentativi di usare la museruola”.

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“A noi cristiani, ripeto, spetta di imparare a leggere e ad assistere con senso critico. La censura più corretta dobbiamo metterla in atto noi, usando la nostra sensibilità e il nostro modo di vedere nei confronti di quello che ci viene presentato. La Chiesa ha la missione di darci i criteri per scegliere quello a cui dobbiamo assistere”.

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