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Sorpresa natalizia del Papa ai prigionieri di un carcere spagnolo

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AFP

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 01/01/22

Grande emozione e festa in una prigione durante la Messa di mezzanotte. Il Pontefice ha scritto una lettera speciale e ha salutato i carcerati con un messaggio inatteso

La diocesi di Teruel e Albarracín ha reso noto di un regalo speciale inviato a Papa Francesco da un gruppo di reclusi in un carcere della città della comunità autonoma dell’Aragona, nella zona orientale della Spagna.

Qualche mese fa, un gruppo di reclusi di Teruel ha realizzato a mano una croce di cuoio. All’interno vi ha collocato quattro preghiere: Padre Nostro, Ave Maria, Gloria (scritte in latino) e Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace, attribuita a San Francesco. La croce era accompagnata da una lettera di presentazione.

Il 24 dicembre, in occasione della Messa di mezzanotte nel centro penitenziario di Teruel, il vescovo della diocesi ha letto la lettera di ringraziamento del Papa:

“Permettetemi di dirvi che in ogni croce che nasce dal lavoro delle vostre mani, come quella che ho ora con me, non c’è solo manualità. C’è una certezza: sulla croce, Gesù ci ha amati fino alla fine, e sulla croce Dio ci dona ogni giorno una nuova opportunità per lasciarci rinnovare dal Suo amore… Grazie per questo dono, che è segno di fede e speranza in un futuro migliore… Ringrazio per le vostre preghiere… Auguro a tutti un felice e santo Natale. Gesù vi benedica e la Vergine Santa abbia cura di voi. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.

Al termine della lettura del messaggio, i presenti hanno iniziato ad applaudire emozionati.

Il Pontefice ha praticato ancora una volta la pastorale dell’ascolto e della vicinanza nei confronti delle persone in carcere. In varie occasioni, nei giorni di festa chiama le prigioni di Buenos Aires o risponde alle lettere che gli vengono inviate.

Il Papa ha indicato che neanche le grate di un carcere possono allontanare dall’amore di Dio, e che la prigione dovrebbe essere un laboratorio di speranza.

Umanizzare le carceri

Francesco sottolinea che “nessuno può condannare l’altro per gli errori che ha commesso, né tantomeno infliggere sofferenze offendendo la dignità umana” (7 febbraio 2019).

“Le carceri hanno bisogno di essere sempre più umanizzate, ed è doloroso invece sentire che tante volte sono considerate come luoghi di violenza e di illegalità, dove imperversano le cattiverie umane”.

Tutti, ha ricordato, sbagliano nella vita. L’importante è non rimanere nell’errore. Per questo, esorta a non rimanere a terra una volta che si è caduti, rialzandosi anche grazie a quanti ci aiutano a farlo, senza guardare mai dall’alto in basso chi è caduto ritenendolo indegno.

“Tante volte noi nella vita troviamo una mano che ci aiuta a sollevarci”, ha ricordato il 23 ottobre scorso. “Anche noi dobbiamo farlo con gli altri: con l’esperienza che noi abbiamo, farlo con gli altri”.

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