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Quando è bene portare un bambino dallo psicologo?

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Shutterstock | AR Graphic53

Pilar Velilla Flores - pubblicato il 21/03/22

A causa della pandemia, la salute mentale è stata pregiudicata. Bisogna fare attenzione a una serie di segnali d'allarme che possono indicare che nostro figlio ha bisogno di un aiuto professionale

Due settimane fa parlavo con un’amica psicologa che non vedevo da molto tempo. Nella conversazione è uscito il tema dell’importanza di portare i bambini dallo psicologo.

Mi ha detto che nel suo studio è stato notato un aumento dei casi di bambini con problemi psicologici, molti dei quali con un chiaro collegamento alla crisi sanitaria attuale. Senso di solitudine, ansia, tristezza e paura invadono ora la mente di molti dei nostri piccoli.

Qual è il primo segnale d’allarme di cui bisogna tener conto per individuare un problema?

La mia amica ha detto che, contrariamente a quello che si pensa (e si dice) in genere, le lacrime sono un buon indicatore del fatto che qualcosa non va. Molte volte si accusa chi piange perché viene considerato segno di debolezza, mancanza di forza e ipersensibilità, ma nessuno piange per piacere. Se nostro figlio piange, quindi, sta esprimendo un disagio, una sofferenza.

Come vedere che nostro figlio piange?

Noi genitori dobbiamo essere informati sui nostri figli, porre loro domande, parlarci guardandoli negli occhi, senza interferenze (cellulari, computer…). Se si hanno vari figli, bisogna cercare dei momenti per stare da soli, magari andando a fare una passeggiata con ciascuno.

Attraverso le parole si conoscono le persone, ed è possibile che aiutino nostro figlio a esprimersi – a dire che a scuola non si trova bene perché c’è una materia in cui non riesce, che un compagno gli sta rendendo la vita impossibile o che a casa i fratelli lo stuzzicano in continuazione.

Quando bisogna passare all’azione?

Con queste conversazioni, possibilmente quotidiane, sintonizziamo l’antenna e ci facciamo un’idea della direzione in cui devono andare i nostri sforzi. A casa mia, questi momenti genitori-figli hanno spesso luogo a letto, appena prima di dormire. Li adorano. A volte sono ciarlieri, altre volte devo porre la domanda adeguata per far sì che mi raccontino qualcosa.

La mia amica mi ha detto che bisogna allarmarsi quando i bambini dicono che a scuola non si trovano bene o si sentono invisibili, che non ne possono più, che vorrebbero morire per smettere di soffrire, o anche quando si vede che il bambino è poco socievole.

Responsabilità e colpa, due fattori che rubano la felicità

Un altro fattore di cui tener conto al momento di decidere se portare un bambino dallo psicologo, ha aggiunto, è vedere se affronta bene le contrarietà della vita, assumendo la responsabilità di qualche fatto e dandosene la colpa.

Può accadere quando non gli è stato spiegato bene, con parole che riesca a capire e dosando le informazioni in base all’età, un fatto concreto in famiglia, come la disoccupazione o una malattia, o qualsiasi altro evento traumatico.

In questo caso, la terapia sarà volta a cercare di vedere in che momento il bambino si è assunto la responsabilità dei fatti e a eliminare il senso di colpa.

Formare un’équipe di lavoro: genitori/insegnanti/psicologi

Per poter validare le informazioni che offre nostro figlio, è importante parlare con il responsabile scolastico, per poi chiudere il cerchio coinvolgendo uno psicologo che conosca bene nostro figlio.

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L’aspetto più importante del fatto di coinvolgere il responsabile scolastico e un professionista del settore sanitario è che si forma un gruppo con i genitori. Ci si chiama e confronta, essendo così al corrente dei progressi o dei passi indietro del bambino. Questo ha i suoi vantaggi, perché se l’insegnante conosce il problema in prima persona, oltre a trattare il bambino con più affetto e pazienza potrà anche aiutarlo meglio.

Vorrei sottolineare che portare un bambino dallo psicologo, in generale, altera la logistica familiare, ma è importante non trascurarlo e non pensare che ciò che accade a nostro figlio sia una sciocchezza. Bisogna assumerlo come se fosse un impegno extrascolastico come gli altri, di modo che neanche l’aspetto economico risulti un problema. È più importante di quello che sembra.

Parlando con lui, captare se è felice

Quello che vogliono tutti i bravi genitori è che i figli siano felici. È indiscutibile. E questa felicità si può percepire dal loro aspetto e dallo sguardo che hanno. Per questo, bisogna essere capaci di osservare.

Il termometro per valutare se una una terapia sta funzionando è osservare se nostro figlio sta recuperando la felicità. Ha recuperato la gioia di vivere? È più tranquillo a scuola? Mostra più capacità al momento di relazionarsi con gli altri?

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Se è così, siete sulla buona strada.

Curare la salute mentale dei nostri figli è fondamentale ed è una responsabilità dei genitori. Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto. Se nostro figlio si storce una caviglia a scuola lo portiamo subito dall’ortopedico, gli viene fatta una radiografia e bendato il piede, giusto? E allora, se ha invece una ferita nell’anima, la soluzione è portarlo dai professionisti della salute, dove la terapia fungerà da bendaggio.

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