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Josafata Hordashevska: una vita dedicata all’aiuto dei più bisognosi

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Sandra Ferrer - pubblicato il 09/04/22

Una delle donne più ammirevoli dell'Ucraina

La congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata ha 130 anni di vita. In tutto questo tempo, la preghiera si è intrecciata con il duro lavoro quotidiano delle sue religiose.

Generazione dopo generazione, hanno illuminato con il loro aiuto, la loro fede e l’esempio di vita l’anima di migliaia di persone perdute nel mondo. Epidemie, carestie o guerre, come quella in atto ora in Ucraina, hanno messo alla prova queste donne, guidate dal modello della loro madre fondatrice.

Michalina Hordashevska è stata una delle tante donne che nascono con una missione eccezionale nella vita. Una di quelle persone destinate a lasciare un segno dell’amore per Dio e per il prossimo difficile da cancellare.

Quando nacque, il 20 dicembre 1869, la sua città natale, Leopoli, faceva parte del territorio del vasto Impero Austro-Ungarico. Come buona parte della popolazione della zona, la sua era una famiglia umile, numerosa, lavoratrice e dalla profonda fede cattolica.

I genitori di Michalina cercarono di farla studiare come i suoi fratelli e le sue sorelle, ma la precarità della condizione familiare la costrinse a tornare a casa e a cercare un lavoro che le permettesse di aiutare economicamente la famiglia.

Il lavoro non le impedì di sviluppare una profonda vita spirituale. Guidata da padre Basilio Geremia Lomnitiskyi, Michalina decise di fare voto di castità. Era il primo passo per iniziare il cammino che l’avrebbe portata alla vita conventuale.

In quegli anni, l’opzione di diventare religiosa passava per la congregazione delle Suore Basiliane, con le quali rimase per un periodo. Michalina, però, voleva andare oltre, e con l’aiuto di padre Geremia fondò la congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata, di vita attiva.

Dopo essere rimasta per qualche mese con le Suore Feliciane, polacche, il 24 agosto 1892 Michalina prese l’abito e adottò il nome di suor Josafata, in onore del vescovo e martire ucraino San Josafat Kuntsevych.

La nuova congregazione, che si caratterizzava per il fatto di essere la prima di vita attiva in Ucraina, iniziò un lungo cammino di aiuto ai poveri, assistenza ai malati, alfabetizzazione di bambini, contadini e donne, miglioramento delle chiese e una lunga lista di opere assistenziali e missionarie che nel corso degli anni si ampliò, mentre la congregazione cresceva, sempre guidata dalla Parola di Dio e dalla massima “Servire dove la necessità è maggiore”.

All’inizio, a suor Josafata, nominata Madre Superiora della giovane congregazione, si unirono sette donne. In pochi anni, ormai nel nuovo secolo, la comunità era cresciuta fino ad avere più di cento religiose e 26 conventi in tutto il territorio ucraino.

L’11 maggio 1909 madre Josafata professò i voti perpetui, venne nominata vicaria generale e portò avanti il suo instancabile lavoro di aiuto nei confronti dei più fragili del mondo finché il suo corpo non le ha impedì di andare avanti. Un cancro alle ossa pose fine alla sua vita nel 1919, quando non aveva ancora compiuto 50 anni.

Suor Josafata venne sepolta nel cimitero di Krystynopil. Tempo dopo, nel 1982, i suoi resti sono stati esumati e trasferiti a Roma, alla Casa Madre delle Serve di Maria a Roma. Alcune sue reliquie sono rimaste in Ucraina.

Il 27 giugno 2001, Papa Giovanni Paolo II, in una visita a Leopoli, l’ha dichiarata beata davanti a più di un milione di persone che hanno voluto accompagnare il Santo Padre nella beatificazione di una delle donne ucraina più amate.

L’eredità della beata Josafata Hordashevska è viva ancora oggi, e non solo in Ucraina, dove la sua è una delle comunità femminili più estese e la guerra ha messo di nuovo alla prova il coraggio e la solidarietà delle religiose. Le suore di madre Josafata si trovano anche in altri Paesi, come Canada, Italia, Brasile o Australia.

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