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L’esoterismo, fondamentale nell’ideologia politica che ispira Putin

PUTIN

Shutterstock/Ververidis Vasilis

Luis Santamaría del Río - pubblicato il 20/04/22

Ripercorrere la traiettoria di Alexander Dugin suggerisce parallelismi preoccupanti tra l'eurasiatismo e il nazismo quanto a idee “mistiche”

Secondo quanto spiega Jaime Vázquez Allegue sul quotidianoABC, “l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Vladimir Putin obbedisce a cause geografiche, a motivazioni economiche, a questioni politiche, a sogni nostalgici e a molte altre ragioni”, tra cui “la motivazione religiosa”. Bisognerebbe però includere un’altra ispirazione: quella che deriva dalle dottrine esoteriche.

Nella vita del filosofo e politologo Alexander Dugin, l’esoterismo è stato un elemento importante. Spesso si è poi parlato del peso delle dottrine occulte nel nazismo. Si potrebbe dire lo stesso dell’eurasiatismo?

La sua assunzione delle “teorie nebulose”

Nel suo romanzo Limonov, lo scrittore francese Emmanuel Carrère include Dugin (cofondatore del Partito Nazionale Bolscevico insieme allo stesso Eduard Limonov) come un personaggio tra gli altri, qualcuno che “sembra sapere tutto” e che inserisce nella categoria dei “fascisti intellettuali, ragazzi in genere febbrili, macilenti, a disagio nella loro pelle, estremamente colti che frequentano con le loro grandi borse piccole librerie esoteriche e sviluppano teorie nebulose sui Templari, l’Eurasia o i rosacrociani”.

Tutto questo è fin dal primo momento una realtà in Alexander Dugin. All’inizio degli anni Ottanta ha fatto parte del Circolo Yuzhinsky, un gruppo occultista che simpatizzava con il nazismo. Gli studi più recenti mostrano come Dugin abbia usato a volte il nome (e l’identità alternativa) di Hans Siever, in omaggio a Wolfram Sievers, già direttore della Ahnenerbe, entità del Terzo Reich dedicata allo studio di questioni occulte e paranormali. 

Negli anni Novanta, Dugin ha fondato l’Associazione Arctogaia, che in un manifesto è arrivata a evocare l’Ultima Thule, un riferimento leggendario che si trova anche nella Società Thule (Thule-Gesellschaft), nome che ha assunto quello che era inizialmente il Gruppo di Studio dell’Antichità Tedesca, un movimento occultista e razzista precursore del nazismo. Lo studioso Markus Mathyl si riferisce ad Arctogaia – ormai scomparsa – come a un “gruppusculo neofascista”.

È significativo che dall’Ordo Templi Orientis (OTO), un’importante setta occultista, si affermi che negli anni Novanta Dugin e i suoi compagni del Partito Nazionale Bolscevico “hanno provato a portare le idee di Aleister Crowley ad ampie masse popolari in Russia con invidiabile persistenza”, riferendosi alle posizioni antimondialiste di Crowley, figura fondamentale nell’occultismo del XX secolo.

Questa analisi potrebbe sembrare priva di sostanza per chi pensa che Dugin avrebbe lasciato indietro le sue velleità spirituali per assumere una visione più realista della realtà, ma la verità è che la sua teoria geopolitica deve molto a concetti con tradizione esoterica e gnostica, e si può capire solo in base alla sua dipendenza dagli autori che vedremo in seguito.

Questo si può osservare, ad esempio, nell’idea che la storia dell’umanità sia sempre consistita in uno scontro tra le potenze terrestre e quelle marittime, chiamate rispettivamente “tellurocrazie” e “talassocrazie”. Tra le prime, che sarebbero le garanti della tradizione e dell’eterno ritorno di tutto ciò che è uguale, ci sarebbe la Russia. Tra le seconde, responsabili dei cambiamenti e della modernizzazione, soprattutto la civiltà anglosassone (Inghilterra e Stati Uniti). Una lettura dualistica, davvero peculiare.

Alla base, il tradizionalismo

Alexander Dugin non nasconde che tra le principali fonti di ispirazione del suo pensiero si trovano René Guénon (1886-1951) e Julius Evola (1898-1974). In genere entrambi gli autori vengono inquadrati come le figure fondamentali del tradizionalismo o perennialismo, ma bisogna comprendere correttamente a cosa ci riferiamo con questo termine, che qui non indica una semplice difesa delle tradizioni o un’ideologia conservatrice.

Come spiega Nicolás de Pedro nel suo articolo su Letras Libres, “questo tradizionalismo si costruisce sull’idea della presunta trasmissione di alcune pratiche spirituali e un substrato metafisico comune da tempi immemorabili”, interrotto in Occidente con l’arrivo del Rinascimento e della modernità. Non è un caso che tra le opere principali dei pensatori citati si trovino i titoli La crisi del mondo moderno (Guénon, 1927) e Rivolta contro il mondo moderno (Evola, 1934).

Di fronte alla decadenza che constatano questi autori nella cultura occidentale negli ultimi cinque secoli, il suo sguardo si rivolge a quel passato leggendario, inteso in chiave pagana e orientalizzante – per questo ci si riferisce al presente con il concetto induista di Kali Yuga o età oscura –, con una visione molto determinata delle religioni.

Guénon e la filosofia perenne

René Guénon – che ha risentito molto delle influenze del taoismo e del sufismo nei loro indirizzi più esoterici, e iniziato alla massoneria – difendeva l’origine soprannaturale delle religioni, il loro carattere rivelato, ma affermava che tutte hanno una base comune, di carattere esoterico. Definiva questo substrato metafisico primordiale delle varie credenze “filosofia perenne” (philosophia perennis) o “tradizione perenne”, da cui le denominazioni di tradizionalismo o perennialismo.

Per questo alcuni autori parlano di “gnosi eterna”, di una conoscenza primordiale, una saggezza che, come afferma Alexander Dugin, non è antica, ma eterna, e va recuperata per uscire dall’età oscura di cui soffre il nostro mondo.

L’ideologo russo è arrivato anche a identificare il suo pensiero politico con il “sentiero della mano sinistra” che sarebbe presente in tutte le religioni, e ad affermare, in un articolo pubblicato dall’Associazione Arctogaia, che “questo cammino è mostruosamente difficile, ma solo questo è vero”, di fronte agli sguardi ottimisti sulla realtà, che sarebbero visioni ingenue proprie del “sentiero della mano destra”, che si è imposto nella modernità.

Evola e l’“aristocrazia spirituale”

Ancor più polemici sono i legami del suo pensiero con quello di Julius Evola, e altri parallelismi che sono stati segnalati, come la critica di Dugin al governante russo attuale nell’opera Putin vs. Putin. Vladimir Putin visto dalla Destra (2014), che ricorda molto – a cominciare dal titolo – il libro di Evola Il fascismo visto dalla Destra (1964).

Proprio Julius Evola è stato uno dei pensatori più influenti nella destra di tendenze totalitarie, visto che è stato un forte oppositore della modernità e del liberalismo, intesi come la causa del declino di ogni trascendenza nell’essere umano. Per superare questa autodistruzione mondiale, difendeva la legittimità della violenza e la guerra come “via di realizzazione spirituale” e la necessità di un’“aristocrazia dello spirito” per l’ordine sociale.

La trappola di un’apparenza cristiana

Isabel Cubero, ricercatrice dell’Università di Cadice, riassume così il proposito di Dugin per il mondo attuale, dal punto di vista della Quarta Teoria Politica: “Bisogna unire la destra, la sinistra e le religioni tradizionali del mondo in una lotta contro il nemico comune”. Un proposito lodevole, apparentemente, per risolvere i problemi globali, ma è così?

Nella sua rassegna di un libro recente di Dugin (Ethnos and Society), Rodrigo Fernández segnala Mircea Eliade come altro autore che ha influito in modo spiccato sull’ideologo russo, ma a differenza di Eliade Dugin “non afferma il cristianesimo come soluzione, ma presenta la possibilità di recuperare il paradiso idilliaco pre-moderno, perfino pagano, invertendo la sequenza storica”. C’è una chiara “direzione pagana” nel proposito di Dugin, basata chiaramente sulla sua traiettoria esoterica.

Sono elementi importanti di cui tener conto per valutare in che senso l’esoterismo influisca sui postulati della Nuova Destra europea (che legge tanto Dugin), come già sull’ideologia totalitaria nazista. Come spiega Rodrigo Fernández, l’idea di “un logos occulto nelle tradizioni misteriche dei popoli” spiega “perché l’opera di Dugin può attirare tanto i postmoderni con tendenze conservatrici o comunitariste”.

Molte persone possono rimanere sviate da parole come queste, scritte da Alexander Dugin nel 2012: “Noi conservatori vogliamo uno Stato forte e solido, vogliamo ordine e una famiglia sana, valori positivi, rafforzare l’importanza della religione e della Chiesa nella società”. Come abbiamo visto, però, la sua apparente vicinanza al cristianesimo si ferma qui, all’apparenza, a similitudini di valori e ideali, ma approfondendo si trova qualcosa di molto diverso, perché in realtà attinge ad altre fonti spirituali, occulte.

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