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Un sacerdote di Mariupol: bambini spediti in Russia, ma molti spariscono

Dzieci w schronie w Mariupolu.

AP/Associated Press/East News

Dzieci w schronie w Mariupolu.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/05/22

Padre Pavlo svela l’escamotage del “finto” corridoio umanitario nel quale sono finiti tanti giovanissimi di Mariupol (che non torneranno mai più a casa)

La testimonianza di un sacerdote di Mariupol, la città martire della guerra tra Russia e Ucraina, è agghiacciante: non tanto perché parla delle atrocità della guerra che purtroppo conosciamo, ma perché svela il sistema aberrante che c’è dietro la sparizione di molti bambini della città sul Mar d’Azov. 

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Mariupol, città completamente distrutta durante la guerra in Ucraina. Al suo interno sono morte sotto le bombe centinaia di persone.

Il “foglio” dei servizi di sicurezza russi

Padre Pavlo Tomaszewski, religioso paolino e, fino alla recrudescenza del conflitto, rettore della Parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa a Mariupol, spiega che i bambini «vengono ‘filtrati’ con i servizi di sicurezza della Russia. Poi ottengono un pezzo di carta e possono partire per la Russia. Ma molti spariscono. Molti sono stati uccisi. È spaventoso». 

“Nessuno li aiuterà”

Padre Pavlo sostiene che nella città di Mariupol ci siano ancora persone che non sono state evacuate, sopratutto anziane. «Ci sono ancora molte più persone che sono rimaste. Ci sono molti vecchi che non possono camminare bene, gente ferita. Molti sono anche soldati. È difficile per me dire qualcosa. Perché nessuno li aiuterà». 

“Impossibile negoziare con loro”

Non è molto ottimista neppure sul destino che si trovano nell’acciaieria Azovstal, circondata dai russi.
«Ho sentito che Papa Francesco ha chiesto a Putin di aprire un corridoio per la gente di Azovstal», dice il parroco. «Ma hanno rifiutato. Non capisco perché i russi non vogliano farli uscire. Questa resistenza mostra come realmente sono e che è impossibile negoziare con loro. Abbiamo avuto la sensazione ad un certo punto che non ci fosse più niente da fare». «Temo – conclude il parroco di Mariupol – che sia una situazione che durerà ancora a lungo» Sir (1 maggio).

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