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Responsabile della diplomazia spera nel dialogo con la Cina – Papa Francesco riscrive le regole per la rinuncia? – & altro…

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Zuma/Evandro Inetti / SplashNews.com/East News

i.Media per Aleteia - pubblicato il 21/07/22

Ogni giorno, Aleteia offre una selezione di articoli scritti dalla stampa internazionale sulla Chiesa e le questioni principali che preoccupano i cattolici nel mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli degli editori.

Giovedì, 21 luglio 2022 

1. Responsabile della diplomazia della Santa Sede spera che il dialogo con la Cina vada avanti

2. Leonardo Boff non vede barriere teologiche o dogmatiche al sacerdozio femminile

3. Papa Francesco riscriverà le regole per la rinuncia?

1. Responsabile della diplomazia della Santa Sede spera che il dialogo con la Cina vada avanti

Nella seconda parte della sua intervista alla rivista gesuita America, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, offre un aggiornamento sullo stato delle relazioni tra il Vaticano e la Repubblica Popolare Cinese, riconoscendo che l’accordo del 2018 non è “estremamente degno di nota”, con appena sei nomine episcopali. “Suppongo che avremmo voluto vedere più risultati, e c’è molto lavoro da fare”, sottolinea, sperando in una ripresa dei contatti diretti dopo una lunga pausa legata soprattutto alla pandemia di Covid-19. L’arcivescovo Gallagher rivela che dopo il suo incontro con il Ministro degli Esteri Wang Yi, nel 2020 a Monaco, la diplomazia papale voleva preparare “la strada per un incontro tra Xi Jinping e il Santo Padre”. “Penso che i Cinesi concordino sul fatto che dovrebbe esserci un graduale innalzamento del livello dei contatti diretti tra noi”, ha spiegato il presule, stimando che l’accordo provvisorio del 2018 potrebbe essere rinnovato per altri due anni. Cauto circa la situazione del cardinale Zen a Hong Kong, spera che “la questione possa essere risolta in modo soddisfacente nel prossimo futuro”. Gallagher è anche tornato sulla situazione in Terra Santa, ricordando “l’impegno della Santa Sede per una soluzione di due Stati”. I contatti con le autorità israeliane sono rari, ma l’arcivescovo ha incontrato l’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede in occasione della recente visita del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Terra Santa, e spera di vedere gli USA coinvolgersi nuovamente nella questione.

America, inglese

2. Leonardo Boff non vede barriere teologiche o dogmatiche al sacerdozio femminile

“Non ci sono barriere dogmatiche o dottrinali all’accesso delle donne al sacerdozio”, scrive il teologo brasiliano Leonardo Boff in un articolo pubblicato su Religión Digital. L’ex sacerdote e sostenitore della teologia della liberazione sottolinea che “Gesù era seguito non solo da apostoli e discepoli, ma anche da tante donne che […] non hanno mai tradito Gesù, cosa che non si può dire degli apostoli”. “Se una donna, Maria, ha potuto dare alla luce Gesù, suo figlio, come potrebbe non essere in grado di rappresentarlo sacramentalmente nella comunità?”, si chiede. Boff la considera “una contraddizione evidente, comprensibile solo nel contesto di una Chiesa sessista e patriarcale composta da celibi incaricati della leadership e dell’animazione della fede”. Aprire il sacerdozio alle donne, ad ogni modo, non vuol dire modellarlo sul sacerdozio maschile. “Dev’essere un sacerdozio singolare, in base al modo di essere della donna, con tutto ciò che denota la sua femminilità a livello ontologico, psicologico, sociologico e biologico. Non sarà la sostituta del sacerdote. Metterà in pratica il sacerdozio a modo suo”, spiega Boff. Nonostante la sua gerarchia “prevalentemente clericale e dominata dagli uomini”, il teologo si dice convinto che “verrà un’epoca in cui la Chiesa cattolica romana adatterà il suo ritmo a quello del movimento femminista mondiale, come altre Chiese cristiane che hanno delle donne come sacerdoti e perfino vescovi, e al mondo stesso”.

Religion Digital, spagnolo

3. Papa Francesco riscriverà le regole per la rinuncia?

Mentre dilagano le speculazioni sull’ipotesi che Papa Francesco potrebbe rinunciare, il giornalista della Catholic News Agency Andrea Gagliarducci analizza ciò che il Pontefice argentino ha detto effettivamente al riguardo e come si allinea al suo progetto più ampio di riforma della Curia Romana e della Chiesa cattolica. In primo luogo, c’è una chiara differenza nel modo in cui Papa Francesco e il suo predecessore, Benedetto XVI, concepiscono il proprio ruolo dopo la rinuncia. Papa Francesco ha affermato che non vorrebbe mantenere il titolo di Papa emerito, ma piuttosto quello di vescovo emerito di Roma, e che si dedicherebbe ai poveri e ad ascoltare Confessioni. “Benedetto XVI ha distinto tra il munus e l’officium, ovvero tra la funzione e l’esercizio della funzione stessa”, spiega Gagliarducci, dicendo che con la struttura concepita dal Pontefice tedesco “resta Papa per sempre”. Francesco, invece, non vorrebbe “separare munus e officium”. “Uno cessa con la cessazione dell’altro, e chiunque rinunci a loro torna alla propria vita precedente”, spiega l’articolo, intendendo che se Papa Francesco rinunciasse “non avrebbe più il primato petrino e quindi tornerebbe a operare nella vita pubblica”. “Per ammissione stessa di Papa Francesco, negli ultimi anni tutto ha funzionato per via del carattere straordinario di Benedetto XVI, ma funzionerebbe lo stesso con un altro Papa emerito?”, conclude il giornalista.

Catholic News Agency, inglese

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