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Rassegna stampa: Una diocesi olandese annulla il precetto domenicale 

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Catholic mass.

Pascal Deloche | Godong

Aleteia - pubblicato il 05/09/22

Ogni giorno Aleteia vi propone una selezione di articoli dalla stampa internazionale su Chiesa e grandi dibattiti che coinvolgono i cattolici di tutto il mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli della Redazione.

Venerdì 2 settembre 2022 

  1. Una diocesi olandese annulla il precetto domenicale 
  2. Edmund Antoni Wojtyła, fratello del Papa e medico diverso dagli altri 
  3. A Parigi mostra su “Le Chiese e la Shoah” 

1Una diocesi olandese annulla il precetto domenicale

Non è più possibile celebrare l’Eucaristia ogni settimana in ogni parrocchia del Limbourg. È la triste constatazione della diocesi olandese di Roermond. In una lettera rivolta alle parrocchie della diocesi, il vicario generale René Maessen decreta che la celebrazione eucaristica settimanale – alla quale i cristiani sono tenuti di domenica – non è più obbligatoria, per via della scarsità di celebranti. 

A fronte della mancanza di preti, della mancanza di volontari che animino le messe, e anche della forte mancanza di fedeli (per non parlare dei costi per il riscaldamento, divenuti insostenibili per il piccolo gregge rimanente), la diocesi sembra rassegnarsi. E tuttavia sottolinea che le parrocchie non possono prendere questa decisione se non quando veramente non hanno alternative. 

Siccome una simile iniziativa è quasi sempre irreversibile, la misura può essere vista come un primo passo verso la chiusura di una chiesa, sottolinea Nederlands Dagblad. 

NederlandsDagblad, olandese*

Aggiornamento (8 settembre): la diocesi di Roermond è intervenuta a mezzo di un comunicato stampa per rettificare quelli che ritiene essere fraintendimenti dei media. Le assemblee domenicali non vengono infatti rimosse «su larga scala», né si afferma che non sia più necessario andare a messa la domenica.

Qual è allora il punto? La diocesi è suddivisa in unità pastorali (da 4, 5, 6 e fino a 10 parrocchie ciascuna), ognuna delle quali ha un team pastorale con uno o più sacerdoti che presiedono le liturgie in quelle comunità. Il punto è che la dispersione pastorale fa sì che il clero non sia più sufficiente a garantire una celebrazione domenicale in ognuna di quelle parrocchie, in alcune delle quali sono pochissimi i fedeli che si recherebbero a messa. Quello che si chiede è dunque di celebrare nelle parrocchie più frequentate raccogliendo lì anche i fedeli delle altre, e i fedeli sono dunque tenuti a scegliere una delle parrocchie dell’unità pastorale in cui si celebra la messa domenicale.

2Edmund Antoni Wojtyła, fratello del Papa e medico diverso dagli altri

Edmund Wojtyła (1906-1932), fratello maggiore di Karol Wojtyła – il futuro Giovanni Paolo II – era un medico dedito ai pazienti, soprattutto ai bambini, dal momento che era anche un pediatra. La sua biografa Milena Kindziuk racconta che il suo servizio di un anno e mezzo presso famiglie della città di Bielsko ha segnato tutta una generazione, e che il suo ricordo perdura attualmente come quello di un uomo dolce e competente. 

Da una parte, il medico che curava quei bambini ha posto diagnosi precise, e d’altra parte il medico che amava quei bambini era empatico nei loro confronti. 

Lavorando nel reparto di malattie infettive in un’epoca in cui non c’erano antibiotici, sapeva che questo gli sarebbe potuto costare la vita. Nel novembre 1932, a 26 anni, fu contaminato da una piccola paziente di 20 anni, Rosalia Pala, infetta di scarlattina. Dopo essere stato l’unico medico ad assisterla per tutta intera una notte di agonia, è stato portato via a sua volta. 

«Se mai Edmund dovesse essere beatificato, sarebbe perché ha dato la vita per il prossimo», spiega Milena Kindziuk, la quale precisa che l’“offerta della vita” è ormai riconosciuta come un criterio per la beatificazione. 

Profondamente legato al fratello, che aveva 14 anni più di lui, Giovanni Paolo II aveva conservato il suo stetoscopio, portato a Roma tra i pochi effetti personali portati dalla Polonia. Il papa polacco ebbe anche una sorella maggiore, Olga, che non conobbe perché si spense nel 1916, poche ore dopo la nascita. 

Deon, polacco

3A Parigi mostra su “Le Chiese e la Shoah”

Ottant’anni dopo la retata di Vél’ d’Hiv, il Memoriale della Shoah a Parigi propone un’esposizione sulla risposta, plurale, dei cristiani davanti alla deportazione degli ebrei da parte dei nazisti. Una mostra – constata Le Monde des Religions – che vigila sul 

non ricadere nella trappola di una visione monolitica della Chiesa, e preferisce sottolineare le iniziative individuali di alcuni dei suoi membri. 

Il Memoriale racconta anzitutto la resistenza cristiana, rendendo omaggio a quei religiosi cattolici, protestanti e ortodossi, che hanno salvato giudei dai campi della morte. Documenti di vescovi, di preti, documenti del Vaticano, si affastellano per illustrare «il debito immenso [degli ebrei] rispetto alla Chiesa di Francia», menzionato nella prefazione del catalogo della mostra. 

Tristemente, l’esposizione mette anche in luce quanti hanno taciuto oppure hanno sostenuto il regime nazista. Essa torna sulle relazioni giudaico-cristiane dal medioevo in qua, in particolare parlando della teoria della sostituzione. 

La visita di compie sulla questione della memoria, marcata dal mea culpa dei vescovi di Francia nel 1997, ma anche dalla riaffermazione della fraternità giudaico-cristiana nel solco del concilio Vaticano II. 

Le Monde des Religions, francese 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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