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Come pregare nei momenti di grande angoscia?

PRAY

Shutterstock | KieferPix

Aliénor Strentz - pubblicato il 23/09/22

Una guida completa per sapere come pregare nei momenti difficili della vita

L’essere umano tende o a ritirarsi in se stesso e a disperare o a volgersi senza alcun discernimento a “ricette terapeutiche” di moda. L’angoscia, una sensazione esacerbata di abbandono, può portare a deviazioni e provocare molti danni nella vita di una persona. In queste situazioni, ricorrere a Dio nella preghiera è estremamente benefico. Come farlo, però, quando abbiamo poca forza e la sensazione di essere stati abbandonati da Dio?

1Gridare al cielo

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La più grande santa dei tempi moderni, Santa Teresina del Bambin Gesù, ha offerto una definizione semplice di preghiera. Per lei si tratta di un “impulso del cuore”, un “semplice sguardo verso il Cielo”, un “grido di gratitudine e amore nella prova, come anche nella gioia”. Ricordare questo è particolarmente appropriato quando si è angosciati e si ha poca pace.

La Bibbia ci parla di molte situazioni di angoscia individuale e collettiva – quella del popolo ebraico. Tra gli altri esempi, il libro di Tobia ci parla dell’angoscia di Sara. Era stata sposata sette volte, ma ogni volta il demonio Asmodeo faceva morire il marito. Veniva regolarmente insultata da uan giovane domestica del padre, che la accusava di uccidere i propri mariti (Tobia 3, 7-9). L’angoscia di Sara è spiegata dicendo che quel giorno pianse col cuore pesante.

P. Hippolyte Muaka Lusavu, nel suo libro Preghiere di Guarigione, osserva “È l’anima che viene ferita quando capita di rimanere scossi a causa delle problematiche della vita”.

Sara va nella stanza superiore della casa paterna per impiccarsi, ma capisce che l’atto che sta per compiere potrebbe provocare la morte del padre, e allora ricorre a Dio per chiedere di farla morire. Per questo prega:

“Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. Ora a te alzo il volto e gli occhi. Di’ che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti” (Tobia 3, 11-15).

La preghiera di Sara assomiglia a quella di Giobbe, che umiliato e angosciato maledice il giorno della sua nascita, ma non maledice in alcun momento Dio, in cui continua ad avere speranza nonostante tutto (Giobbe, capitoli 3 e 19).

2Respingere lo scoraggiamento e ricordare le grazie ricevute in passato

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Visto che le situazioni di angoscia e afflizione possono durare molto tempo, esiste la grande tentazione di coltivare uno spirito di compiacenza nei confronti della propria disperazione, e di rimanere in uno stato di scoraggiamento pemanente e paralizzante.

Come esorta p. Muaka Lusavu, “il modo migliore per superare l’angoscia è rifiutare di vivere in essa. Bisogna quindi assumere un impegno saldo per rimuovere da noi stessi tutti i pensieri pieni di scoraggiamento e la paralisi nelle nostre azioni. In questa fase, spesso è necessario essere accompagnati a livello emotivo da uno psicologo o uno psichiatra, ma anche a livello spirituale da un sacerdote.

Qualunque siano le difficoltà e i tormenti che affrontiamo, si può guardare avanti e costruire un nuovo futuro. Per questo, dobbiamo raggiungere un certo equilibrio psicologico ed emotivo, con l’aiuto e il sostegno.

Possiamo anche ricordare, con l’aiuto dello Spirito Santo, le grazie che riceviamo dal passato. Questa memoria di azione di grazie ci àncora nella speranza, perché ricordiamo che Dio vuole la nostra felicità, che è il nostro pastore, in cui possiamo confidare.

Il salmista lo canta ripetutamente, come nel Salmo 22, versetto 4: “Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza”.

Dobbiamo leggiamo quindi spesso a voce alta i salmi della fiducia (come i numeri 22, 27 e 54), e avere la certezza del fatto che la fiducia in Dio opera miracoli. Ad esempio, Paolo e Sila in prigione cantavano le meraviglie di Dio, e poi le loro catene sono state spezzate per volontà divina (Atti 16, 24-26).

3Invocando gli arcangeli e la Vergine Maria

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Gesù stesso ha sperimentato l’angoscia nel Getsemani e sulla Croce, sentendo profondamente l’“abbandono di Dio”. “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, ha gridato (Mt 27, 46).

Nell’Orto degli Ulivi, quando gli apostoli erano tutti addormentati, un angelo è venuto a consolarlo

(Lc 22, 42-45). Ricordiamoci del fatto che gli angeli vogliono aiutarci e consolarci, perché hanno un’immensa compassione di noi. In una situazione di disperazione, ricorriamo all’angelo dell’Orto degli Ulivi, lo stesso che ha consolato il nostro Salvatore nella Sua angoscia.

Anche gli arcangeli San Michele, San Gabriele e San Raffaele hanno agito in modo forte contro gli spiriti maligni che vagano per il mondo. Il rosario di San Michele o le preghiere di San Michele sono preghiere liberatrici per allontanare tutti i servitori del diavolo.

Il Santo Rosario, o semplicemente l’invocazione del santo nome della Madonna, è una forte preghiera di protezione e liberazione dal male e da ogni forma di angoscia. Dopo lo Spirito Santo, la Vergine Maria e gli arcangeli sono i nostri aiutanti più preziosi nei nostri “combattimenti spirituali”.

4Meditare sulla vittoria finale del bene sul male… e riscoprire le beatitudini

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L’angoscia può portare alla tristezza e a dimenticare il proposito finale di Dio: il trionfo finale del Regno di Cristo, come rivelato nell’Apocalisse. Meditare sul ritorno di Cristo nella gloria e sulla Gerusalemme celeste può diffondere pace e speranza in noi. In questo modo, non siamo più concentrati sulla nostra sofferenza, ma sulla vittoria finale di Cristo, e su un luogo in cui ogni dolore scomparirà, cosa che San Giovanni ha visto e riferito nel Libro dell’Apocalisse (21, 10-11):

“Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino”. 

Può poi essere confortante riscoprire le beatitudini, e vedere la situazione di angoscia attuale come fonte di una maggiore gioia spirituale. “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati” (Mt 5, 4).

5 Offrire la nostra angoscia a Dio e impegnarci a lottare contro il male

La nostra preghiera può anche essere un’offerta a Dio per la salvezza delle anime. Offrire a Dio la situazione che ci angoscia significa darle un significato, cosa sana sia per noi che per il prossimo.

In questo senso, la sofferenza viene offerta per la conversione dei peccatori o per la liberazione delle anime del Purgatorio. Questo dono di sé è una vittoria contro l’angoscia perché ci tira fuori da un senso di intensa solitudine, legandoci ai nostri fratelli e alle nostre sorelle in Cristo. Di fatto l’angoscia può anche essere trasformata, con impegno e molta forza di volontà, in un’azione benefica.

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