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È madre di quattro gemelle. I medici le avevano proposto di abortirne due

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Gentileza.

Jesús V. Picón - pubblicato il 04/10/22

“Le sosterrò sempre, per tutta la vita avranno la loro mamma. E se volessero scegliere la vita consacrata sarebbe una grande benedizione”, dice mamma Leticia

Celia Leticia Espinoza Ledezma è originaria di Querétaro (Messico) e ha 35 anni. Ha condiviso con Aleteia il miracolo di essere mamma di quattro splendide bambine e ha spiegato come Dio abbia compiuto miracoli durante la sua gravidanza e dopo la nascita delle piccole.

Sei mamma di quattro gemelline. Qual è la tua storia?

Sono nate a 28 settimane di gestazione, un po’ meno di sette mesi. Mi sono resa conto di essere incinta a circa sei settimane. Sono andata alla visita e la dottoressa mi ha detto che si vedevano quattro occhietti e due battiti cardiaci. Per me era una cosa eccezionale, perché nella mia famiglia non c’erano casi di gravidanza gemellare, e già lì per me è stata una sorpresa.

La dottoressa era pensierosa, guardava, guardava, e mi ha detto: “Sai una cosa? Ho dei dubbi, perché c’è un altro battito, ma non voglio confermarlo. O meglio, confermo una gravidanza gemellare, il terzo è in forse”. Mi ha detto che avremmo dovuto aspettare qualche altra settimana per vedere.

Poi sono andata all’IMSS [Istituto per la Sicurezza Sociale Messicano, n.d.t.] per il controllo prenatale e ho detto alla dottoressa quello che mi aveva detto la mia, e mi ha risposto: “Non credo siano tre gemelli, ma facciamo un’ecografia”.

Quello stesso giorno ho fatto l’ecografia ed è stata confermata una gravidanza trigemellare.

Visto che si trattava di una gestazione ad alto rischio, essendo una gravidanza multipla, mi volevano rivedere ogni 15 giorni.

15 giorni dopo sono tornata, e il medico controllava, controllava e non mi diceva niente. Pensavo che qualcosa andasse male. C’era anche un altro medico, e gli ha chiesto di aiutarlo a controllare l’ecografia. Ho iniziato a preoccuparmi di più.

Gli ha detto: “Quanti ne vedi?” E lui: “Sono quattro, quattro embrioni”. Sono rimasta scioccata da quella notizia.

Abbiamo allora cercato di arrivare alla 28ma settimana di gestazione, e grazie a Dio ci siamo riusciti, perché la placenta non bastava per alimentare le bambine. Durante il processo ho avuto però tre minacce d’aborto.

Alla fine le mie bambine sono nate il 5 ottobre 2018. La prima è nata alle 9.25, e hanno tutte un minuto di differenza, tranne la terza e la quarta, nate a due minuti di distanza.

Come si chiamano?

María Isabela, Leylani Marie, Valentina Maryam e Ixchel María. Volevo mettere a tutte il nome María, ma all’anagrafe mi hanno detto che non si poteva per legge.

Sei molto devota alla Vergine Maria?

Sì. Sono cattolica, per tutta la vita ho professato la religione cattolica e credo fermamente nella Vergine Maria. Mi raccomando sempre a lei, perché è un compito molto difficile.

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Com’è stato ascoltare quattro battiti?

È stato davvero impressionante, un’esperienza unica. Già il fatto di sentire di molte cose era parecchio strano. Quando mi visitavano ci mettevano ore, perché non sapevano se avevano sentito lo stesso o ne mancava qualcuno. Era molto curioso.

Com’è stata la routine delle cure?

Stanno per compiere quattro anni, quindi la fase più difficile è passata. Sono state tutte e quattro in terapia intensiva. Dio è stato buono con me, perché me le hanno date piano piano: a dicembre due, a gennaio la terza e a febbraio la quarta, perché ha avuto una perforazione dell’intestino.

È stato come darmi il permesso e il tempo per nutrirle.

Infarto cerebrale di una delle bambine

Dopo sette mesi dalla nascita, mi hanno detto che Isabela, la prima, aveva subìto un infarto cerebrale, e ha iniziato a presentare crisi convulsive. Ora segue una terapia perché ha problemi a livello di psicomotricità, ma grazie a Dio sta abbastanza bene.

È stato coinvolto il 20% del cervello, e la neurologa mi dice che procede piuttosto bene.

Ti hanno detto perché lo ha avuto?

Non mi sanno dire se l’infarto è avvenuto mentre era ancora in pancia o se è stato successivo alal nascita. Quella che ha avuto la perforazione, Leilani, era quelle che stava meglio, ma un fine settimana le hanno aumentato un po’ la dose di latte e visto che il suo sistema digestivo era molto immaturo non ha tenuto e l’intestino si è perforato.

Quel fine settimana è stato orribile, perché non le davano speranze di vita. Mi hanno solo detto di stare sempre vicina al telefono nel caso in cui mi avessero chiamata per dire che mia figlia non c’era più.

Le infermiere mi dicevano: “Signora, ha le altre tre”, e io dicevo: “Sì, ma voglio tutte e quattro”. Non ero disposta a lasciarla andare, e loro mi dicevano di farlo. Grazie a Dio ha reagito bene.

In seguito siamo tornate in ospedale in varie occasioni dopo che l’avevano dimessa, perché aveva i polmoni molto piccoli e ha dovuto essere intubata varie volte.

Il fatto di essere intubata ed estubata le ha provocato una displasia polmonare. A qualsiasi gridolino le veniva la polmonite. Quell’anno è stato molto complicato, in ospedale la conoscevano tutti.

Grazie a Dio non c’è stato bisogno di tornare in ospedale con nessuna, salvo con quella con cui vado alla terapia.

Ora hanno appena iniziato il percorso scolastico, e finora va tutto bene.

Le tue figlie sono un miracolo?

Sì. Sono un miracolo molto grande. Quando Leilani è stata male ho detto a Gesù: “Signore, Tu me le hai date, lasciamele e parlerò di Te. Dirò che sei grande e parlerò della Tua grandezza e della Tua misericordia nei nostri confronti”. Non me me bastavano tre, volevo con me anche la quarta.

Andavi davanti al Santissimo?

Il fine settimana in cui Leilani si è ammalata hanno mandato la macchina della polizia a cercarmi perché non riuscivano a localizzarmi, perché il mio telefono si era scaricato.

Il medico di guardia notturno voleva che fossi a conoscenza della gravità della situazione nel caso in cui fosse successo qualcosa.

Quelli della volante mi hanno chiesto se avevo la possibilità di andare in ospedale e ho detto di sì, e mia sorella mi ci ha portata.

Lo ha saputo tutta la mia famiglia, e dopo essere andati all’ospedale siamo andati all’alba davanti al Santissimo, e l’ho supplicato dicendo: “Signore, se è possibile, allontana da me questo calice, perché non voglio attraversare tutto questo”.

Temevo che mi squillasse il telefono, ma Dio è molto grande e non mi ha abbandonata.

Cosa ti piacerebbe che facessero?

Le sosterrò in quello che sceglieranno. Per tutta la vita avranno la loro mamma. E se volessero scegliere la vita consacrata sarebbe una grande benedizione.

La terribile proposta del medico

La tua storia va raccontata di fronte a un mondo che promuove l’aborto…

Sì. Alla 13ma settimana di gravidanza, come protocollo, il dottore mi ha detto: “So che non lo sceglierai, ma devo dirti che possiamo estirpare uno o due embrioni per dare agli altri l’opportunità di svilupparsi meglio, ma devi scegliere subito”. Quando l’ho sentito ho detto: “No, vadano avanti tutti e quattro”.

Il processo consisteva nel fare un’iniezione a due embrioni, che avrebbero aderito alla placenta, perché gli altri si sviluppassero meglio e guadagnare tempo.

Che forma tecnica di chiederti se volevi uccidere due delle tue figlie…

Sì. Fin dall’inizio ho detto di no, perché sono pro-vita.

Cosa ti piace di più delle tue figlie?

Sono stata enormemente benedetta. È una cosa che non riesco ancora a discernere in modo razionale, ma mi hanno senz’altro dato molte lezioni. Ho vissuto molte cose in poco tempo, e credo che sarà così per il resto della vita.

Ringrazio Dio e loro del fatto di avermi scelta come mamma.

Qual è il messaggio che lanci alle donne che pensano all’aborto?

Sono sempre stata pro-vita, e credo che essere coraggiose, lottare per quell’essere che cresce dentro di te, realizzarti come madre, sia il massimo. È vero che in ogni circostanza vale la pena di prendere il toro per le corna, e come viene. Ti fa sentire piena.

I bambini ci insegnano ogni giorno cose che non avevamo notato. E allora niente paura.

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