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Parole per il Sinodo. Essere in cammino come Popolo di Dio

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Shutterstock I Gabriel Pahontu

Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 10/10/22

Proseguono le riflessioni di don Fortunato Di Noto a proposito del Sinodo della Chiesa partendo dal Vangelo di Giovanni

La strada.

“Dove io vado, voi conoscete la via”. Così Tommaso risponde: “Ma, Signore, noi non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”. “Io sono la via” (Giovanni 14, 6-14)

«Cammina l’uomo quando sa bene dove andare» ed «è bella la strada per chi cammina, è bella la strada per chi va»1, e, se uno cammina, «cammin facendo si apre la strada».

Siamo e restiamo homo viator, sempre in cammino e, per noi e per chi si fa incontrare, la strada giusta è Gesù.

Un detto antico diceva che chi si ferma è perduto, sembra l’avviso sullo smartphone che richiama al movimento: oggi non hai fatto nessun allenamento! Muoviti.

Che tipi di viaggiatori siamo?

Ci si chiede di stare in strada, ma forse dobbiamo verificare che tipi di viaggiatori siamo, se siamo veramente in cammino e facciamo strada.

Sono una mummia, un testardo, un vagabondo o un incantato? Non possiamo non farci aiutare da un omelia di Papa Francesco (3 maggio 2016)2 intitolata: Strada facendo, che parla appunto dei viaggiatori, di come camminare e se camminiamo verso dove e con chi.

Quello che non cammina. Non è cristiano quello che resta fermo. Nel salotto di casa, dipendente da un collegamento online, sentenziando su tutto e su tutti. E’ una mummia, ripieno di naftalina e conservanti, ma in decomposizione, morto dentro.

Testardo. Ci sono alcuni che camminano e sbagliano strada. Ma anche noi tante volte sbagliamo strada. E’ lo stesso Signore che viene e ci aiuta, non è una tragedia sbagliare strada. La tragedia è essere testardo e dire: “Questa è la strada” e non lasciare che la voce del Signore ci dica: “Questa non è la strada, torna indietro e riprendi la vera strada”.

Vagabondo.Ci sono altri che camminano ma non sanno dove vanno: sono erranti nella vita cristiana, vagabondi. Tanto che la loro vita è girare, di qua e di là, e perdono così la bellezza di avvicinarsi a Gesù. Insomma perdono la strada perché girano e tante volte questo girare, girare errante, li porta a una vita senza uscita: il girare troppo si trasforma in labirinto e poi non sanno come uscire. Così alla fine, quella chiamata di Gesù l’hanno persa, non hanno la bussola per uscire e girano, girano, girano.

Incantato. Ci sono altri che nel cammino vengono sedotti da una bellezza, da una cosa, e si fermano a metà strada, affascinati da quello che vedono, da quella idea, da quella proposta, da quel paesaggio, e si fermano. Ma la vita cristiana non è un fascino: è una verità. E’ Gesù Cristo. Come una persona che cammina per arrivare a un posto, non si ferma perché le piace quell’albergo, perché le piace il paesaggio, ma va avanti, avanti, avanti. Va bene guardare le cose che mi piacciono, le bellezze – ci sono le bellezze e bisogna guardarle, perché le ha fatte Dio – ma non fermarsi. Si deve continuare. Perciò bisogna fare in modo che una cosa bella, una cosa tranquilla, una vita tranquilla non mi affascini per fermarmi.

Nessuna vita è inesistente.

Ecco la necessità di comprendere che nessuno è e vive una vita da inesistente in questo mondo e che ognuno ha una vocazione da vivere nonostante i naufragi, le debolezze, le battaglie e i duelli. Quanti di noi, camminando, non solo hanno incontrato ma si sono fatti incontrare dalla luce vivificante dello Spirito Santo.

Se si ha il dono della fede, i cristiani scoprono che la vita è un cammino, è una strada e la strada giusta è Gesù. Spesso, molto spesso, lo dimentichiamo immersi nei condizionamenti degli ‘influenzer’ senza passione per l’uomo.

Le distanze si sono accorciate, le divisione sono aumentate.

Fa riflettere il fatto che le distanze si sono accorciate ma le divisioni, il dominio, il calpestio della dignità altrui, sono aumentate.

Raggiungerò una meta se cammino.

Il camminare, raggiungere una meta mentre cammino, è consapevolezza di abitare una ‘casa comune’, stare nella stessa barca’; è a volte, anche se non sempre, un camminare che non deve umiliare l’altrui vita che è sacra e inviolabile. Non è farsi strada con pugni e gomiti. Fare strada è abitare le frontiere e i vicoli delle città dove, non più isolati, camminano i ‘cercatori di Dio’ nella contraddizione di un mondo che allontana da Dio stesso.

Camminare è uscire per ritornare a casa, insieme ai fratelli incontrati lungo la via. E’ invitarli a casa per vivere la fraternità di Dio in Gesù Cristo. Camminare è desiderare la liberazione di tutti gli ostacoli che impediscono la liberazione e la promozione di un popolo che ci viene affidato e che si fida dei credenti credibili in Cristo Gesù.

Avanzare in questo camminare non è fare polvere per confondere i piccoli e i deboli, non deve essere “il modo migliore per dominare, (…) e seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante benché mascherata con la difesa di alcuni valori.”3

Ecco perché chiarirsi dove si è collocati.

1 Claudio Chieffo, per chi volesse consultare i testi delle canzoni: http://www.claudiochieffo.com/it/canzoni.aspx?idC=61728&LN=it-IT

2https://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20160503_strada-facendo.html

3 Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 15 e ss. https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html

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