"Le notizie della Rivelazione sulla personalità ed il ruolo di San Michele sono molto eloquenti. Egli è l’Arcangelo che rivendica i diritti inalienabili di Dio"
24 maggio 1978, santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo. Papa Giovanni Paolo II approda in visita al Gargano. Lo fa per omaggiare il “principe degli angeli”, San Michele e per rilanciare un culto angelico che la Chiesa fatica a promuovere.
Lo studioso di angiologia Don Marcello Stanzione, in “Sul sentiero degli angeli” (edizioni L’Isola di Patmos) ripercorre quello storico discorso di Wojtyla «all’ombra di questo Santuario di San Michele Arcangelo, che da 15 secoli è meta di pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano mettersi alla sequela di Cristo, per mezzo del quale “sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati, Potestà” (Col 1, 16)».
I “pontefici di San Michele”
Giovanni Paolo II sin dall’inizio rilanciava la presenza degli angeli come creazioni divine, e poi evidenzia: «Sono venuto per venerare ed invocare l’Arcangelo Michele perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un’ autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti».
Fin da quando Papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla dedicazione della Grotta delle Apparizioni dell’Arcangelo San Michele, prosegue Wojtyla, «una serie di Romani Pontefici si mise sulle sue orme per venerare questo luogo sacro. Tra essi si ricordano Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano IV, Gregorio IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX».