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L’immaginifico linguaggio dei Padri del deserto: la mola da grani (4/6)

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Mathilde De Robien - pubblicato il 03/09/20

Benché ritirati dal mondo, i progenitori della vita monastica cristiana hanno trasmesso i loro insegnamenti attraverso numerosi discepoli che andavano a rendere loro visita: ne sono risultate delle memorabili raccolte di aneddoti e di apoftegmi. La loro strategia comunicativa? Impiegare un linguaggio assai evocativo sul piano dell’immaginazione: cosa che rende il loro messaggio accessibile e tuttora attualissimo.

Quali sono i nostri primi pensieri al mattino? Sul versante propositivo ci sono senza dubbio le faccende da sbrigare, gli appuntamenti da non mancare e gli obiettivi da centrare. Il diario da firmare, la sacca da palestra da non dimenticare, la merenda da preparare (quando si è genitori di figli in età scolastica). La mail da inviare, il profilo da aggiornare, l’evento da creare (quando si è iper-connessi). E allora quando si è un padre o una madre iperconnesso/a e che lavora si rischia il burn-out già prima di mettere piede sullo scendiletto. A meno che… la spiritualità dei Padri del deserto non ci inviti a mettere Dio al primo posto. Il nostro primo pensiero, al mattino, deve essere per Lui.

La tua bocca renda omaggio a Dio fin dal tuo risveglio, offrendogli cantici o salmi, perché la prima occupazione – sia essa buona o cattiva – a cui lo spirito si lega fin dal mattino sarà macinata nel corso della giornata. E allora semina ogni giorno tu per primo il buon grano, prima che il nemico ti invada con la zizzania.




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L’esempio della mola da grani

Se si pensa a Dio fin dal risveglio, allora lo si mette al centro della nostra vita per tutta la giornata. I Padri del deserto utilizzato la metafora della mola da grani: un mulino macina per tutto il giorno il grano di cui viene caricato al mattino. Se con la preghiera indirizziamo a Dio i nostri primi pensieri, allora la nostra giornata ne risulterà abbellita e la nostra anima rinvigorita.

Il monaco Anselm Grün, commentando questo apoftegma nelle sue Histoires de moines pour bien vivre (Salvator), spinge ancora più in là questa metafora:

Se al mattino diamo al nostro mulino del buon grano, dei buoni pensieri da macinare, alla sera ne verrà fuori una buona farina che potremo trasformare in un pane che ci nutrirà e ci darà forza. Al contrario se gli daremo dei pensieri cattivi – della zizzania – alla sera ne risulterà una specie di caos che non potrà saziarci e di cui anzi faremo pure fatica a disfarci.

«Cantici e salmi»

L’autore dell’apoftegma esorta a recitare cantici e salmi. Si può anche pronunciare, interiormente o ad alta voce, una parola biblica che si ama particolarmente. Alcuni canteranno il ritornello di un canto di lode; altri adotteranno gesti quali le mani alzate per benedire la giornata o ringraziare di questo nuovo giorno che spunta. Ogni rituale è personale, ma «siamo responsabili – ci dice Anselm Grün – della maniera in cui avviamo la nostra giornata».




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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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