Ecco la prima comunità religiosa in Italia a cavalcare l’onda della tecnologia NFT, ‘Non Fungible Token‘, cioè il certificato “di proprietà” che viene assegnato ad opere digitali e su cui si sono scatenati big delle nuove tecnologie come Elon Musk ed Edward Snowden.
La parrocchia di Bologna (Santa Maria della Carità e San Valentino della Grada), si è lanciata nella “cripto-arte” grazie alla passione, e all’intuizione, del parroco 43enne che la guida, don Davide Baraldi (Ansa, 9 giugno). Ma prima spieghiamo meglio cosa sono gli NFT.
Come funzionano gli NFT
Definiti anche “gettoni crittografici”, gli NFT, sono dei sistemi che permettono di certificare la rarità digitale di un bene. Un’opera d’arte, un video, perfino un tweet. Il tutto basato appunto sulle blockchain, equivalente digitale di un registro delle transazioni, utilizzato per la generazione di criptovalute come i Bitcoin.
Questi “gettoni” hanno la caratteristica peculiare di essere unici. E possono certificare un qualsiasi “oggetto”, fisico o virtuale che esso sia. Così, chi compra un NFT che corrisponde, come detto, ad un’opera artistica digitale, possiede – in realtà – soltanto il certificato.
Un documento emesso dal creatore dell’opera, sul quale c’è “scritto” che essa è stata ceduta. Ciò non significa che l’opera in questione diventi privata. Al contrario, può tranquillamente restare on line, accessibile a tutti. Può valere per un video registrato su YouTube o per una qualsiasi immagine in formato jpeg.
Il primo NFT
Così gli NFT si prestano per la vendita di una composizione artistica o di un brano musicale. La “notizia” sta nelle cifre stratosferiche alle quali sono stati venduti alcuni di tali certificati. Jack Dorsey, patron di Twitter, ha ceduto ad esempio il suo primo tweet, risalente al 2006. L’asta per il relativo NFT ha fatto salire il prezzo a 2,9 milioni di dollari.