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Il Vaticano chiarisce agli ebrei: dal Papa nessun superamento della Torah

ISRAEL

ANDREW MEDICHINI | AFP

Il papa con il rabbino Abraham Skorka. Francesco dall'inizio del suo pontificato alimenta un dialogo continuo e costante con le autorità dell'ebraismo.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/09/21

Mons. Fernandenz tranquillizza: “Quando san Paolo parla della giustificazione per la fede, in realtà sta riprendendo profonde convinzioni di alcune tradizioni ebraiche”

Nessun superamento della Torah: il Vaticano risponde alle autorità dell’ebraismo che hanno chiesto chiarimenti al Papa per alcune sue parole sul loro libro sacro. E la Santa Sede replica – indirettamente – con un articolo, comparso in prima pagina su L’Osservatore Romano e su Vatican News (30 agosto).

SYNAGOGUE
Il 17 gennaio 2016 il Papa visita la Sinagoga di Roma.

Cosa aveva detto il Papa

Da Israele è arrivata Oltretevere la richiesta al Papa di chiarificazioni su alcune sue espressioni relative alla Torah e alla Legge mosaica, pronunciate nell’udienza generale dell’11 agosto scorso, incentrata sulla Lettera di San Paolo ai Galati. In quell’occasione il Vescovo di Roma aveva detto che «la Legge non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzare. La Legge è un cammino che ti porta avanti verso l’incontro». 

Mentre chi «cerca la vita ha bisogno di guardare alla promessa e alla sua realizzazione in Cristo». Le autorità ebraiche hanno inteso queste meditazioni di Bergoglio come un invito al superamento della stessa Legge ebraica, giudicandola obsoleta. Da questa interpretazione è nata la decisione di scrivere al Papa.

SYNAGOGUE
Prima di Francesco, anche Giovanni Paolo II fu il protagonista di uno storico incontro con i vertici dell’ebraismo alla Sinagoga di Roma: era il 13 aprile 1986.

La replica di mons. Fernandez

Nell’editoriale su L’Osservatore Romano e Vatican News, intitolato «Legge e grazia per ebrei e cristiani» Victor Manuel Fernandez, arcivescovo di La Plata (Argentina), scrive: «Quando san Paolo parla della giustificazione per la fede, in realtà sta riprendendo profonde convinzioni di alcune tradizioni ebraiche».

Perché se «si affermasse che la propria giustificazione si ottiene attraverso il compimento della Legge con le proprie forze, senza l’aiuto divino, si starebbe cadendo nella peggiore delle idolatrie, che consiste nell’adorare se stessi, le proprie forze e le proprie opere, invece di adorare l’unico Dio» (Vatican Insider, 31 agosto).

Principi comuni con l’ebraismo 

Quindi Fernandez risponde che le parole del Papa, prese da San Paolo, in realtà riprendono convinzioni profonde di alcune tradizioni ebraiche. Anche per gli ebrei la salvezza viene dal compiere la Legge ma con l’aiuto di Dio. 

La emunà – atteggiamento di fiducia in Yahweh che attiva il compimento della Legge – è al centro della Torah. Anche nell’ebraismo non c’è autosufficienza dinanzi a Dio. La sola legge esterna senza l’opera purificatrice di Dio per ebrei e cristiani non può cambiare l’uomo (La Repubblica, 30 agosto).

Per i cristiani questa opera purificatrice «ha già cominciato a rendersi presente nel suo Messia» (Gal 2, 20-21). 

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dialogo tra ebrei e cristiani
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