Aleteia logoAleteia logoAleteia
sabato 11 Maggio |
Aleteia logo
Stile di vita
separateurCreated with Sketch.

Come fa il male a “boicottare” una vocazione? Risponde Don Luigi Epicoco

LUIGI MARIA EPICOCO

guido tombari | Youtube

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/12/21

“La tentazione grossa in tutte le vocazioni, e non soltanto nella vocazione familiare, è quella di pensare che si potrebbe essere felici se le condizioni fossero come diciamo noi”

Il male può insidiare la nostra vocazione, la strada verso la santità nostra e della nostra famiglia: attenti a scansarlo! Don Luigi Epicoco ci dice come farlo nel suo libro “Farsi santi con ciò che c’è” (Tau Editrice).

“Sei felice?”

«Molto spesso – premette Don Luigi Epicoco – quando guardiamo la nostra vita e pensiamo alla santità, ci domandiamo: “Sei felice?”, perché la santità ha di fondo questa grande domanda. La verità di una vocazione la si misura sempre con questa domanda di felicità, ed essere felici non significa non avere problemi, non vivere delle contraddizioni, non vivere le fatiche di ogni giorno. Essere felice significa avvertire che la propria vita è significativa al di là di quello che sta succedendo».

La tentazione che c’è in tutte le vocazioni

Una persona, prosegue il sacerdote e blogger, si sente felice quando sente che quello che sta facendo è significativo, cioè ha un senso. La tentazione grossa in tutte le vocazioni, e non soltanto nella vocazione familiare, è quella di pensare che si potrebbe essere felici se le condizioni fossero come diciamo noi. Nella realtà, poi, ci si accorge che questa non assomiglia quasi mai a quello che noi immaginiamo. E quindi ci sembra da una parte di desiderare fortemente la felicità, di desiderare fortemente la santità, ma di vivere invece contestualmente la nostra vita di ogni giorno accorgendoci che c’è un’infinita distanza tra questo desiderio e noi, tra questo desiderio e la nostra vita attuale. 

SAD-WOMAN-SARROW OF LOVE

Problema di sguardo 

Don Luigi Epicoco sostiene che c’è un problema di sguardo. Sappiamo che il male entra dentro la nostra vita non tanto facendoci sbagliare, cioè siamo molto suggestionati dal fatto che il male fa male perché ci induce al peccato; è vero, ci fa fare delle cose sbagliate, delle azioni sbagliato. Ma la vera attività diabolica del male sta nel pervertire il nostro sguardo: il male ti cambia il punto di vista.  

Una persona si converte quando ha un nuovo punto di vista sulla stessa cosa. Una persona cambia vita non quando cambia la sua vita, ma quando, innanzitutto, cambia lo sguardo con cui vede la propria vita. 

Un cammino concreto

Quando si scopre una vocazione si scopre un cammino concreto, attraverso cui, osserva Don Epicoco,  il Signore entra nella propria vita. Possiamo essere convinti di tante cose importanti, ma in fin dei conti la domanda più interessante per noi è: “In concreto, come si vive?”. Abbiamo bisogno della concretezza. La teologia chiama questa concretezza la “carne di Cristo”. Non c’è niente che renda di più l’idea se non la carne di Cristo. Imparare il Vangelo non significa imparare delle idee, ma incontrare personalmente, carnalmente, la persona di Cristo. Troviamo una vocazione, quando troviamo concretamente il modo di toccare la carne di Cristo. 

La “carne di Cristo” del matrimonio

Nella vita del matrimonio la carne di Cristo è la persona che amo. Nel sacramento del matrimonio, il marito è la carne di Cristo per la moglie, e la moglie la carne di Cristo per il marito. Se concretamente tocco Cristo nella persona che amo, non devo andare a cercare nient’altro, ma devo riscoprire questa relazione come la più essenziale, la più significativa della mia vita. 

Una persona incontra una vocazione quando incontra qualcosa che la libera, che la tira fuori dalla schiavitù del proprio individualismo, che la tira fuori dall’essere ripiegata su se stessa. 

PREZENT DLA MĘŻCZYZNY
Toccare la carne di Cristo: il matrimonio è un banco di prova.

Gli strumenti del male

La vocazione è l’incontro con una Terra Promessa. Cristo è la Terra Promessa. Ma questo Cristo, afferma l’autore di “Farsi santi con ciò che c’è” (Tau Editrice),  non è una cosa astratta, è una cosa che deve diventare concreta dentro la nostra vita. Il male vuole impedire che questo accade. Vuole impedire che la vocazione, che il nostro aspirare alla santità, possa scandirsi giorno dopo giorno. Per farlo, il male usa degli strumenti. Don Epicoco ne elenca alcuni.

Il giudizio 

Il primo strumento è il giudizio. Affinché non percorriamo questa strada aperta nel Mar Rosso, il male ci fa cambiare lo sguardo che abbiamo sull’altro, facendo in modo che sia uno sguardo giudicante. È molto facile cadere nel giudizio per un motivo molto semplice: quando si vive con qualcuno, inevitabilmente ci si accorge anche della sua miseria. Da uno sguardo complessivo a distanza, puoi vedere quanto è bella una cosa; più tu ti avvicini, più la risoluzione dei pixel è rarefatta, e più vedi che non c’è proprio alta definizione, ti accorgi dei difetti dell’altro, ti accorgi della sua umanità, della sua miseria. La miseria è il primo alfabeto del giudizio.

La distanza

Poi c’è il problema della distanza che si viene a creare: significa che, anche se viviamo insieme, ci sentiamo profondamente soli. Il male così si è insinuato nel grande sacramento del matrimonio e ha reso impossibile la liberazione, perché è andato a toccare il minimo sindacale affinché una vocazione funzioni: la relazione, il riconoscimento dell’altro, sapere e sperimentare che l’altro è la carne di Cristo. 

Se tu sai che lì c’è la concretezza della tua salvezza, il male deve fare in modo di convincerti a non avvicinarti lì, e la maniera migliore attraverso cui può convincerti è creare distanza con l’altro. Come fa a creare distanza con l’altro? Molto semplice: attraverso uno sguardo che giudica. Nel matrimonio si traduce con una frase di senso comune? “Chi me l’ha fatto fare?”. Tutto il Vangelo è il tentativo di Gesù di guarire questo sguardo.

Clicca qui per acquistare il libro di Epicoco “Farsi santi con ciò che c’è”.

Tags:
vocazione
Top 10
See More