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Mozambico: missionaria spiega dettagli agghiaccianti dell’attacco terroristico

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Obras Misionales Pontificias | Obras Misionales Pontificias

Luisa Restrepo - pubblicato il 01/10/22

Ángeles López, un'impressionante testimonianza di coraggio e amore messi alla prova dalla passione di servire gli altri

Ángeles López, missionaria comboniana, è sopravvissuta all’attacco terroristico alla missione di Chipene, in Mozambico, del 6 settembre scorso.

In questi giorni, suor Ángeles compie 50 anni come missionaria in Mozambico.

Compiva 50 anni anche la missione di Chipene, quel luogo di vita che lei stessa ha fondato e in cui portavano avanti una scuola, due residenze per studenti, un centro sanitario e una chiesa.

La sera del 6 settembre, la missione è stata ridotta in cenere, e la sua consorella suor Maria De Coppi è morta colpita alla testa da un’arma da fuoco.

In questi giorni, suor Ángeles è tornata in Spagna per riprendersi e sottoporsi a controlli medici. La religiosa ha raccontato ciò che ha vissuto e ha assicurato di avere già il biglietto di ritorno, che non ha paura e ha perdonato i terroristi.

La testimonianza di suor Ángeles è stata tratta dall’intervista realizzata dall’ufficio stampa delle Pontificie Opere Missionarie in Spagna.

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La sera del 6 settembre

La sera del 6 settembre, a seguito dell’allarme per possibili attacchi, hanno deciso di mandare i bambini a casa, ma un piccolo gruppo di bambine non poteva andare via perché la loro abitazione era molto lontana.

Per non lasciarle sole, una missionaria italiana ha deciso di dormire con loro, e Ángeles López e Maria De Coppi sono rimaste nella casa.

“Maria, che era sempre molto ottimista, quella sera mi ha detto: ‘Ángeles, sento che succederà qualcosa’, al che ho risposto: ‘Maria, non dirmi questo. È la seconda guerra che affrontiamo, non la prima. Vedrai che andrà tutto bene’”.

Sono state insieme, commentando i fatti, fino a due minuti prima che arrivassero i terroristi, quando si sono salutate per entrare ciascuna nella propria stanza.

“Ho sentito uno sparo fortissimo, allora sono saltata giù dal letto per avvisare Maria del fatto che erano arrivati. Quando ho aperto la mia porta, hanno continuato a sparare. Circa cinque spari. Mi sono aggrappata alla parete, e ho preso la maniglia per dirle ‘Maria, Maria, sono qui’. Ma quando sono andata a vedere, Maria era a terra”.

Suor Ángeles ha cercato di fuggire dal retro, ma si è imbattuta in alcuni uomini armati, che l’hanno presa e hanno cominciato a dar fuoco alle stanze.

Ángeles li ha pregati di prendere il corpo di suor Maria, perché non venisse bruciato, e allora loro lo hanno preso, lo hanno trascinato per le braccia per strada e gettato lì.

Il corpo di suor Maria è rimasto con le braccia a forma di croce.

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Com’è riuscita a fuggire?

La religiosa voleva poi correre ad avvisare la missionaria che si trovava con le bambine nella residenza, ma non è riuscita a farlo. “È stato provvidenziale, perché se mi avessero lasciata andare avrebbero scoperto le bambine”.

È stata trattenuta alla porta della chiesa per circa un’ora, che a lei è sembrata un’eternità, mentre davano fuoco al tempio. “In quel momento pensavo solo che mi avrebbero uccisa”.

A un certo punto, gli assalitori le hanno detto: “Sei libera, domani vattene, non vogliamo la tua religione, vogliamo l’islam”.

La missionaria è fuggita “correndo come una gazzella per cercare la mia consorella, che era chiusa con le bambine”, e sono fuggite tutte nel bosco.

“Abbiamo avuto un arco di sette o otto minuti, quello che Dio ci ha dato, perché stavano già tornando in gruppi per continuare a bruciare tutto”.

Il bosco era molto fitto, e sono riuscite ad avanzare con difficoltà. Suor Ángeles, che ha 82 anni, rimaneva indietro – “mi cadeva la scarpa, inciampavo, cadevo” -, e ha chiesto alle bambine di andare avanti senza di lei, ma una di loro ha deciso di accompagnarla e di aiutarla a capire da dove venivano i rumori, che lei non poteva sentire senza apparecchio acustico. “Ed è rimasta tutta la notte, eravamo come due gattini stretti uno accanto all’altro”.

Altri missionari sopravvissuti

All’alba, quando i rumori sono cessati, suor Ángeles ha deciso di tornare, temendo di trovare morti i sacerdoti della missione.

Erano vivi, in un edificio che ardeva ancora ma da cui tutti sono riusciti a uscire prima che il tetto crollasse.

Poco dopo è arrivata la polizia. “Hanno distrutto tutto, tutto, tutto. Non è rimasto niente”.

Suor Ángeles ricorda con grande tristezza il fatto di veder ardere le lattine di latte in polvere, che dava ai “suoi bambini”, circa 150 piccoli denutriti.

Tornerà a Chipene?

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“Ora sono più tranquilla, sento che ne vale la pena. E se starò bene, a gennaio tornerò. Ho il biglietto di andata e ritorno”.

Non si sa se tornerà a Chipene, l’incertezza è tanta. “Sembra che sarà impossibile recuperare le cose, è molto difficile. È la missione che stava più vicina al confine di Cabo Delgado”, dove da 5 anni si è scatenata una guerra crudele che sta avanzando verso Nampula.

Perdono dei terroristi

Dopo questa esperienza così traumatica, in cui oltre ad aver perso suor Maria ha perso tutto – compreso l’apparecchio acustico, rimasto tra le macerie –, la missionaria assicura di aver perdonato i terroristi.

“In realtà non devo perdonarli perché non li ho mai condannati; sono comandati, sono povera gente, drogati, ma non sono colpevoli. Se non obbediscono li uccidono”.

Per la religiosa, la fede ha giocato un ruolo importantissimo, ed è convinta che senza di essa non avrebbe potuto sopravvivere.

“In quel momento ho ricevuto un grande aiuto dal Signore, ero piuttosto serena. Questo ha rafforzato la mia fede al 100%. Se Dio non mi avesse aiutata, non avrei potuto sopportare cose di questo tipo”.

Suor Ángeles ha approfittato dell’intervista per inviare un messaggio ai giovani:

“Vorrei dire ai giovani che vale la pena di spendere una vita per la missione, che ci sono molte persone che ci aspettano e che hanno sete di conoscere Dio”.

Ecco il video con l’intervista completa:

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