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Sangue di San Gennaro: non credete a queste 8 ipotesi contrarie al miracolo

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ALBERTO PIZZOLI / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/09/22

La liquefazione avviene entro due ampolline del IV secolo, racchiuse in una teca reliquiario del XVII secolo. Scienza e occultisti l'hanno messa in discussione più volte

Sono numerose le ipotesi contro la soprannaturalità del fenomeno dello scioglimento del sangue di San Gennaro a Napoli. Il miracolo, che si è verificato alle 9:26 del 19 settembre 2022, giorno della festa del santo, alla presenza del vescovo Mimmo Battaglia, è messo in discussione da scienziati, occultisti e scettici. 

La prima volta

Le loro ipotesi tuttavia non reggono e il libro “San Gennaro e la scienza” di Pierluigi Baima Bollone (edizioni Sei) le smentisce una ad una. 

La prima notizia della liquefazione del sangue di San Gennaro è del 1389. La liquefazione oggi avviene entro due ampolline del IV secolo, racchiuse in una teca reliquiario del XVII secolo. Ecco di seguito le ipotesi contro lo scioglimento, scientificamente inspiegabile, del sangue di San Gennaro. 

1) Lo scuotimento

E’ stato ipotizzato  l’intervento di azioni fisiche come gli scuotimenti che vengono impressi alla teca reliquiario, continuamente girata e rigirata per osservare il contenuto delle ampolle. Ma il prodigio avviene talora, ancora prima che la si maneggi. 

2) Il calore

Non è il calore, visto che questo accelera la coagulazione e neppure la luce, poiché il materiale contenuto nelle ampolle si discioglie talora anche nell’oscurità della nicchia. Questo fatto esclude importanza al passaggio dal complesso delle condizioni ambientali della nicchia a quelle dell’ambiente esterno. 

3) Sostanze vegetali o chimiche

C’è chi pensa che il sangue di San Gennaro sia stato trattato con prodotti tali da farlo divenire facilmente liquido. Tra questi vengono indicate sostanze vegetali, quali gli aromi funerari, o chimiche, come la calce. Ma si tratta di materiali che sembri facilitano la coagulazione o l’indurimento. 

4) La Solfatara di Pozzuoli

E’ stata avanzata l’ipotesi di un rapporto diretto o indiretto con le forze vulcaniche della Solfatara di Pozzuoli o del Vesuvio. Si obietta però che nei 150 anni prima del 1631, il vulcano non è attivo, così come non lo è dal 1944 ad oggi. C’è chi ha ipotizzato ancora, che il sangue del martire raccolto dal suolo della Solfatara sia contaminato da particelle di pomice che a periodi di saldano tra loro, formando una crosta solida. La fluidificazione sarebbe determinata dalla rottura di tale crosta. 

5) Empatia con le ossa

Vi sono inaccettabile ipotesi occultistiche. Il considero sangue, avvicinato alle ossa contenute nel busto, si scioglierebbe per empatia. Tale relazione non è vera, visto che nella nicchia, la teca reliquiario ed il busto sono vicini per lunghi periodi, e la teca ne viene estratta per lo più con il sangue allo stato solido. 

6) L’energia mentale della folla

Sarebbe ancora l’energia psichica della folla in attesa, a provocare la fluidificazione del sangue. La idoneità delle energie mentali a produrre effetti di questo genere lascia però molto scettici. Ed in ogni caso ciò non spiega i caratteri del fenomeno, né tanto meno le fluidificazioni inattese. 

7) Vita latente nel sangue

Gli spiritisti sovvertono i termini della questione e sostengono che il miracolo provi l’esistenza di un residuo di vita latente nel sangue. Ciò contrasta con le moderne conoscenze medico-legali, che dimostrano la lisi di tutti gli elementi cellulari ematici entro 72-80 ore dalla morte. 

8) I microorganismi 

Infine non è neppure facile ammettere che il fenomeno dipenda dal periodico riprodursi di colonie di microrganismi come quelle di Serratia marcescens di colore rosso accesso, sia per la rapidità con cui esso avviene di solito, sia perché l’ambiente interno dell’ampolla chiuso dal mastice, non comunità più da secoli con l’esterno.

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